
Tra un morso e l'altro, ci sono finalmente arrivata. La risposta mi è balenata in mente guardando il settimo episodio (meglio tardi che mai, lo so, c'è speranza per tutti). Ora tutto quel sangue e quel sesso assumono per me un significato più profondo... o così mi giustifico mentre sbavo davanti alla serie più hard e più gore della TV.
Quelle raccontate nella terza stagione di True Blood sono tutte storie di amore disfunzionali. Relazioni squilibrate e pericolose, basate spesso sull'abuso e la dipendenza affettiva. Amori distruttivi che condannano i loro protagonisti all'infelicità. Ecco il grande tema di fondo della stagione.
Sookie e Bill, come Jessica e Hoytt, sono prigionieri di un amore fortissimo e forse impossibile: un umano e un vampiro, inconciliabili come il giorno e la notte, la vita e la morte, il calore dei sentimenti e la freddezza dell'istinto. La pericolosità della loro relazione emerge di nuovo con forza quando Bill per salvarsi "abusa" di Sookie e rischia di ucciderla... e lei, come tante donne vittime dai loro uomini, si ostina a discolparlo davanti a tutti.
Con ben più cinismo, i genitori di Sam Merlotte e Tommy abusano ripetutamente del figlio minore che, nonostante tutto, li giustifica, perpetuando la loro relazione malata.
Il lupo Alcide è ancora innamorato, suo malgrado, di quella tossica di Debbie, tanto stupida quanto pericolosa.
Anche quella tra Bill e Lorena, la sua creatrice, è una relazione distruttiva in cui ognuno fa del male all'altro. Lei ho ha condannato all'infelicità ma, a modo tutto suo, lo ama, destinata a non essere mai ricambiata, anzi a morire proprio per mano del suo amato.
Ne sappiamo ancora poco ma sembra che anche Crystal e i suoi familiari siano prigionieri di un rapporto violento e tragico.
In modo molto diverso, lo sono anche Lafayette e la madre.
In definitiva, è proprio questo amore cieco, irrazionale, autodistruttivo e più potente anche dell'istinto di sopravvivenza a rendere tutti quei freak - vampiri, licantropi, mutaforma e sensitivi - molto umani.