Ugly Series La scoperta di una telespettatrice ingenua

Le risposte ai problemi della vita si trovano in TV... e a volte nei dibatittti sulla TV. Così è stato per me ieri: il dibattitto in questione apriva la 6° edizione del Telefilm Festival ed era dedicato alla produzione e la programmazione seriale in Italia.

Il mio problema, in realtà largamernte condiviso da tutti i telefili nostrani, era capire il perché dell'assurda, illogica, fastidiosa e, almeno apparentemente, insensata collocazione delle serie nei palinsesti rai e mediaset.
Perché programmare i nostri amati telefilm in orari improbabili, cambiare continuamente giorno e canale di messa in onda, fregarsene dell'ordine cronologico degli episodi?
La risposta di un dirigente Mediaset: perché non possono lamentarsi. Tutto qui. Elementare Watson.

Perché non ci avevo pensato prima?!

I telefilm ammericani, nonostante la loro presenza massiccia nella programmazione, sono in raltà l'ultima ruota del carro nelle nostre TV. Costano poco, molto meno che produrne di nostri; durano poco, sono quindi i tappabuchi universali, adatti a qualsiasi vuoto del palinsesto; soprattutto non avanzano pretese di visibilità né chiedono rispetto come attori, registi, produttori e conduttori delle trasmissioni made in Italy.

E noi che pensavamo che i telefilm.... Che ingenui!
Per noi sono bellissimi, per chi conta non valgono un granché. A casa sono i nostri prediletti, in ufficio sono i brutti anatroccoli.
Un po' quello che accade all'adorabile Betty Suarez.

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