Risposte ai problemi della vita, # 7

"Avete notato che le donne che hanno sacrificato la loro vita per una causa, Giovanna D'Arco, Madre Teresa, lo hanno fatto in silenzio e sono morte sole? Gli uomini, invece, finiscono sempre sotto i riflettori"

Gregory House, House M.D.

Heroes e l'11 Settembre. La teoria di una telespettatrice complottista

"At first, the world will mourn. They'll be united in grief. And then, they'll just be united".

Nathan Petrelli


Un uomo molto ricco e potente, manovratore di politici, avvertito dell'imminente esplosione che raderà al suolo New York, decide di lasciare che avvenga. Per poi sfruttare il clima di terrore e disperazione della nazione, facendo di un uomo politico in declino il leader della ricostruzione, l'uomo che ridarà speranza a una nazione ferita. La popolazione si unirà attorno a lui, la sua popolarità e il potere dell'establishment saranno enormi: ogni dissenso sarà spontaneamente messo da parte, non ci sarà spazio per le critiche. L'odio per i responsabili della tragedia, dei “diversi” nascosti tra gli americani, legittimerà il controllo sociale, l'uso della forza e la caccia alle streghe contro tutti i diversi.


Di cosa sto parlando? Di Heroes, naturalmente. Del diabolico piano di Linderman, dell'ascesa al potere di Nathan Petrelli, della politica di repressione e sospetto verso tutti gli uomini con poteri speciali. Perché, pensavate a qualcos'altro?!?

... anche voi?

Effettivamente, il tutto suona familiare, incredibilmente simile agli avvenimenti legati all'11 Settembre 2001. E a una certa lettura, non ufficiale ma ormai sempre più diffusa, di quegli avvenimenti. Pensateci: l'esplosione di New York; l'improvvisa popolarità di Bush; la limitazione dei diritti civili; il sospetto generalizzato verso tutti i dissidenti, gli stranieri, i “diversi”.
Se ancora non siete convinti, potete guardare, nell'episodio 20, la scena della commemorazione ufficiale delle vittime in occasione dell'anniversario della strage, con la bandiera americana sulle macerie di Manhattan... impossibile non pensare a Ground Zero.


Ecco allora svelato, a mio parere, uno dei motivi del successo americano del telefilm: Heroes è il grande sogno ad occhi aperti collettivo di una nazione ferita, il sogno di poter tornare indietro nel tempo e impedire la tragedia delle Twin Towers... con l'aiuto di un gruppo di supereroi.

Non sarebbe bello se un uomo volante, un artista preveggente e un impiegato in grado di piegare il continum spazio-temporale riuscissero a portarci indietro nel tempo e cancellare l'11 Settembre dalla storia? Non solo le vittime dell'esplosione sarebbero ancora vive, ma il mondo intero sarebbe un posto migliore. Questa è probabilmente la più grande fantasia americana del momento. Se escludiamo quelle che riguardano Jessica Alba e Angelina Jolie.


Un ultimo spunto di riflessione: è proprio nei giorni immediatamente successivi all'11 Settembre che si è iniziato a parlare di "heroes". Erano i pompieri morti nelle torri gemelle tentando di salvare chi non poteva essere salvato. Heroes che cercavano coraggiosamente di impedire l'inevitabile.


Risposte ai problemi della vita, # 6

"I'm fine. I'm disgusted with my life and myself, but I'm not unhappy about that".

Hank Moody, Californication

XXX Files. Le avventure di uno scrittore in crisi in una LA più calda che mai

... uff, per un pelo! Lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood non ha coinvolto il mio telefilm preferito di questo autunno che ha potuto così proseguire fino all'ultima attesissima puntata, andata in onda negli USA appena qualche giorno fa. E qui, una volta tanto, non si parla di di medici, malattie, autopsie ma di sesso in California. Meglio, no? E' Californication e prima o poi approderà anche da noi, nonostante i contenuti piuttosto hard, perché è difficile ignorare una serie che ha per protagonista David Duchovny alias l'amatissimo agente Fox Moulder.

Duchovny torna sul piccolo schermo nei panni, spesso e volentieri succinti, di Hank Moody, scrittore newyorchese trapiantato suo malgrado a Los Angeles. Hank è in crisi creativa dopo che il suo ultimo romanzo "God hates us all" è stato trasformato in uno stucchevole film hollywoodiano intitolato "Crazy little thing called love" e in crisi esistenziale dopo che la sua compagna di una vita l'ha lasciato per un altro uomo. Ma niente paura, non si tratta di un dramma deprimente sul blocco dello scrittore, la crisi di mezza età, le aspirazioni fallite da annegare nell'alcool. Perché, come il titolo della serie lascia ben intuire, il nostro Hank non si consola solo con il whisky...
Solo nel primo episodio lo vediamo scappare per strada in mutande inseguito da un marito inferocito (e tentare, nella fuga, di spiegargli come trovare il clitoride della moglie), fare sesso orale in chiesa con una suora ("Sweet baby Jesus, Hank is going to hell"), trovare una donna nuda ad aspettarlo in casa proprio mentre rientra con la figlia dodicenne (anzi è lei che la scopre: "There's no hair on her vagina, do you think she's ok?" "I'll check"), andare a letto con una ragazza che lo prende a pugni durante l'orgasmo e che si scoprirà presto essere la figlia del suo capo... nonché minorenne.

Ma a Hank perdoniamo volentieri tutto. E ci troviamo anche a fare il tifo per lui, per la leggerezza con cui sembra vivere ogni cosa, sempre pronto a ridere di quello che gli succede, perseguendo l'autodistruzione con la battuta pronta (che gli costa immancabilmente un occhio nero) e il sorriso sulle labbra. E' la leggerezza di chi è disperato e pensa di non avere più nulla da perdere. Perché ha già perso tutto: la sua famiglia.
Duchovny è perfetto nella parte: barba di 3 giorni, faccia tosta, occhio triste, sguardo seducente; riesce a rendere immediatamente simpatico un personaggio che, sulla carta, potrebbe risultare solo un fallito triste o un gran bastardo.
Attorno a lui, un gran bel cast: l'ex compagna ha il viso bello e intelligente di Natascha McElhone, l'amante ribelle di Truman Show; la figlia è Madeleine Martin, dolce e punk al tempo stesso; l'ambigua figlia del capo è Madeline Zima, ex brava bambina di La Tata; l'agente letterario in vena di sperimentazioni sessuali è Evan Handler, già marito di Charlotte in SETC.

I 12 episodi della prima stagione, appena conclusa, sono un mix riuscito di dramedy sentimentale, farsa comica ed esplorazione senza pudori dei costumi sessuali di una nazione, la superficialissima California del Sud.
Una sorta di Sex and the city al maschile, in cui è un uomo, questa volta, a darsi da fare in città. Con il pensiero mai sopito che la persona giusta sia la prima di tutta la lunga schiera, l'ex compagna, che sembra ormai irraggiungibile. Come lo era Mister Big...
Di SETC Californication riprende l'approccio esplicito e senza censure al sesso, spingendosi, se possibile, anche qualche passo oltre. L'onirica sequenza d'apertura del primo episodio illustra efficacemente il punto. I puritani sono avvertiti.

Strike! Il delirio di una telespettatrice terrorizzata dallo sciopero degli sceneggiatori

Anche i ricchi scioperano. Gli sceneggiatori di Hollywood, i più pagati del mondo, chiedono alle produzioni una percentuale sugli utili del download di film e telefilm dal web. Fino ad allora, non scriveranno più una parola.
Le conseguenze sulla TV di uno sciopero a oltranza non sono difficili da immaginare. La maggior parte dei telefilm viene scritta man mano che la produzione procede, così si calcola che tra poco i network statunitensi avranno esaurito gli episodi già pronti.

1° settimana di sciopero. Comincia l'ansia dello spettatore che non sa quanti episodi del suo telefilm preferito gli restano ancora da vedere. Palpitazioni, sudorazione intensa, attacchi di panico, nei casi più gravi gli appare in sogno Dr. House e somministra 10 mm di atropina.

2° settimana. Le prime vittime: serie seguitissime sono troncate a metà. I fan più accaniti si rifiutano di credere alla fine e a dispetto di tutto aspettano ostinati l'avvento del prossimo episodio, come Linus con il Grande Cocomero.

3° settimana. Al posto di Lost mandano in onda le repliche di La casa nella prateria. I soliti fan accaniti si convincono che è una geniale trovata degli sceneggiatori: un'allucinazione di massa, variazione sul tema della classica puntata col personaggio che si addormenta e si risveglia nel passato per poi scoprire che è tutto un sogno. A conferma, cercano somiglianze tra John Locke e Charles Ingalls. A sorpresa, le trovano: due uomini di fede, due leader morali delle rispettive comunità...

4° settimana. Altri show si interrompono bruscamente. Molti ne approfittano per guardare programmi registrati e accumulati negli ultimi sei mesi nei loro TiVo. Molti scoprono che se non li avevano guardati al momento c'era un motivo.

5° settimana.
Con CSI fuori onda, termina il corso di aggiornamento per criminali: a corto di trucchi per nascondere le tracce, a centinaia vengono arrestati dalla scientifica.

6° settimana. Di fronte all'ennesima replica di Sanford & Son, qualcuno prova a leggere un libro, qualcuno si da al giardinaggio, qualcuno si toglie la vita. Qualcun'altro scopre di non averne una e guarda l'ennesima replica di Sanford & Son.

7° settimana.
In tutto il paese, centinaia di invasati si aggirano per i corridoi degli ospedali: insistono per parlare con le infermiere di lupus e malattie autoimmuni, somministrano epinefrina, cercano di flirtare con medici attraenti.

8° settimana. Mr. Smith corona il suo sogno e finalmente riesce a rivedere quella vecchissima puntata di Arcibaldo che pensava non avrebbero mai più trasmesso in TV. Tutti gli altri partecipano a quello che sarà ricordato come il grande boom delle nascite del 2008.

9° settimana. Una folla inferocita si riversa per le strade con i forconi in mano e, in puro stile cittadinanza di Springfield, decide di bruciare il più vicino osservatorio.

10° settimana...

Piccola Parentesi Personale. La lotta interiore di una spettatrice sempre più rammollita

Non posso farci niente. Da quando hanno cambiato il giorno di programmazione, Grey's Anatomy mi fa tutto un altro effetto: di giovedì, anche i personaggi che ho sempre trovato irritanti mi coinvolgono nei loro drammi. Mercoledì ridevo di loro, ma giovedì il mio scetticismo sparisce, le mie difese crollano.

Non mi era chiaro il motivo di questa mia nuova, incomprensibile, insopportabile partecipazione emotiva del giovedì... La luna in capricorno? Saturno contro? Troppo vino? Ho una seconda personalità ed è una rammollita (praticamente il contrario di Niki in Heroes)
?

Ma poi ho capito. Giovedì a Milano è la sera delle conferenze alla Design Library. Il mio designer di casa, messo davanti alla drammatica scelta tra una serie sulle disgrazie di medici e pazienti di un ospedale fittizio e una serie di arzilli architetti che parlano dei loro giorni di gloria, ha scelto la seconda... in 3 secondi netti. E tutto è cambiato...
Finora avevo avuto accanto lui che, con
raro cinismo, in ogni momento drammatico riusciva a rovinare tutto il pathos con una insulsa battutaccia. E ne aveva sempre pronta una peggiore appena sentiva odore di romanticismo. Un tempismo ammirevole.
Era lui il mio antidoto. Ora non sono più immune.
Ma non voglio farmi coinvolgere dalle disgrazie di Meredith & Co. Aiuto!
Intubatemi. 10 milligrammi di atropina, presto! Mi sto perdendo...
Ora del decesso del mio cinismo: 21.30. Di giovedì, naturalmente.

Risposte ai problemi della vita, # 5

"Arriva il momento in cui un uomo si chiede se vuole una vita felice o una vita con un significato. Per essere davvero felice, deve vivere totalmente nel presente, nessun pensiero su ciò che è stato, nessun pensiero su ciò che lo aspetta. Mentre in una vita con un significato, un uomo è condannato a indulgere nel passato e angosciarsi sul futuro".

Mr. Linderman,
Heroes

Dirt. Il piacere proibito di una telespettatrice morbosa

Se siete stufi degli heroes della domenica che fanno a gara per salvare il mondo.
Se siete sempre stati attratti dal lato oscuro della forza.
Se da piccoli amavate Crudelia Demon.
Se la pensate come Mark Twain che apprezzava il paradiso per il clima ma gli preferiva l'inferno per la compagnia.
Allora non potete perdere Dirt, domenica sera su La7, il nuovo telefilm con Courtney Cox.

Se poi siete anche i tipi che si divertono con le riviste più pettegole e godono nello scoprire chi ha tradito, chi si è spogliato, chi - orrore! - è ingrassato... beh, sicuramente lo conoscete già e non ne avete perso neanche un minuto. Perché Dirt è ambientato nel sordido mondo della stampa scandalistica.

Chi ha visto i primi due episodi sa che la protagonista è l'algida Lucy Spiller, direttrice della rivista "Dirt Now!" - un nome un programma. E che non si ferma davanti a nessuna bassezza per ottenere i suoi scoop.
Lucy vive per il lavoro, in un mondo di squali in cui è allo stesso tempo carnefice, con i suoi scoop, e vittima, perché al primo passo falso c'è già chi è pronto a prendere il suo posto.
Ma anche lei ha, in fondo, un lato umano: così, dopo ogni battaglia vinta con l'ennesimo colpo basso, la vediamo la sera nella sua splendida casa, in compagnia del suo fedele... vibratore (una presenza importante nello show, forse sarà candidato a un Emmy, poi l'immancabile spinoff).

Ora, io non rientro nei lettori di questi giornali, non ho mai neanche guardato un reality, non conosco nomi e non riconosco facce dei vari vip televisivi italiani... ma inspiegabilmente, o forse proprio per questa mia lunga astinenza dal pettegolezzo mediatico, provo un piacere morboso nel guardare Dirt. Ecco, ho fatto outing. E non mi discolperò dicendo che è un telefilm bellissimo e che è scritto così bene che è impossibile resistergli; anzi ammetto che i personaggi non sono abbastanza riusciti e si sfiora pericolosamente il trash. Insomma, c'è di meglio in TV e non so se vedremo mai una seconda stagione di Dirt. Eppure...

Non so voi, ma è con un misto di orrore e fascinazione che io guardo Lucy ordire tranelli, corrompere e ricorrere ad ogni tipo di meschinità. Seminando vittime in un mondo, quello dello spettacolo, in cui l'immagine è tutto e una foto rubata può decidere la vita o la morte di una star.

E' un po' come guardare quei documentari con il coccodrillo che in 10 secondi fa a pezzi la gazzella...

Aiuto, credo che il lato oscuro stia prendendo il sopravvento dentro di me. Datemi un casco nero e una spada laser.

Risposte ai problemi della vita, # 4

"The country runs better with a good looking man in the white house. I mean, look what happened to Nixon: no one wanted to fuck him, so he fucked everyone"

Samantha Jones, Sex & the City

Scrubs: "Your world's become a musical, and your doctors speak in rhymes!"

Guardo sempre volentieri Scrubs. Anche se i suoi momenti migliori sono passati da tempo. Anche se le gag con l'inserviente sono ormai stanche e fiacche. Anche se la serie forse ha già saltato lo squalo da un pezzo. O se non lo aveva ancora fatto, ci è andata vicino un paio di episodi con la scena in cui JD affida la decisione di abortire a una monetina, o subito dopo con l'apparizione di Gesù che parla contro l'aborto (non blasfema, semplicemente fiacca... aspetta, o forse questo è dovuto alla censura italiana?!).

Guardo volentieri Scrubs perché adoro i suoi personaggi: il sarcasmo di Cox, il cinismo della ex moglie, la perfidia di Kelso, la parlantina di Carla, le nevrosi di Elliot, l'adorabile spirito infantile di JD e Turk. Per non parlare dell'umorismo a senso unico del Todd.
Lo guardo per il suo gusto surreale e per il mix perfetto di comicità e sentimento.
E perché anche in un episodio poco riuscito arriva sempre a tradimento qualche battuta che mi fa sganasciare dalle risate.
Il tutto senza mai dovermi sorbire quelle insopportabili risate off.

La mia fedeltà è stata ancora una volta ricompensata oggi pomeriggio, quando ho guardato le repliche degli ultimi due episodi su MTV e ho avuto il piacere di assistere... all'episodio musical.
Ora i fan di Buffy diranno che il primo show a sorprendere i telespettatori con questo improvviso cambio di genere è stato quello dell'ammazzavampiri che, tra l'altro, vantava grandi canzoni e interpreti insospettabilmente dotati.
Prima che mi piantino un paletto nel cuore, però, vorrei sottolineare che il passaggio al musical è anche perfettamente in linea con lo stile surreale di Scrubs. Che, non a caso, in passato si è anche cimentato con l'episodio sitcom, questa volta sì, con tanto di risate off.

Una paziente si ricovera all'Ospedale del Sacro Cuore lamentandosi di sentire le voci. E queste voci cantano. Si scoprirà solo alla fine che ha un grave aneurisma che le altera le percezioni.
Nel frattempo tutti i diversi plot si sviluppano in musica, con dialoghi cantati, rigorosamente
in rima, e qualche buffa coreografia ospedaliera nelle scene corali.

I momenti migliori:

"Welcome to sacred Heart", il tipico numero corale d'apertura, con tutto il personale che canta e balla per strada

"Everything comes down to poo", con vari pazienti che si rivolgono a JD per i più svariati problemi e si sentono rispondere sempre con la stessa formula magica:
- I was shot
- Check the poo

"Guy love" in cui JD e Turk si dichiarano il loro folle, eterno, sdolcinato ma platonico amore.

Mi chiedo: è l'inizio di una moda? Il musical è un espediente efficace per dare un po' di pepe a uno show in onda da tempo... Assisterermo presto a CSI musical? O preferireste vedere Lost musical?

Risposte ai problemi della vita, # 3

"This is America, where we unapologetically bastardize other countries culture in a gross quest for moral and military supremacy"

Lorelai Gilmore, Una mamma per amica
... alla figlia che la rimprovera per aver messo il ketchup sulla pizza

Doppio episodio con sorpresa. Il pentimento di una telespettatrice cinica

Io adoro le sorprese. Solo due post fa scrivevo che non ero mai riuscita ad affezionarmi ai medici del Grace Hospital, troppo depressi o inclini al lamento e all'autoflagellazione. Eppure ieri sera qualcosa è cambiato.
Non che le loro vite sono finalmente uscite dalla palude della sfiga in cui si dimenano fin dal primo episodio, niente del genere. Ma questa volta ho trovato le situazioni e le reazioni di tutti i personaggi particolarmente coinvolgenti. Ha contribuito sicuramente il bombardamento emotivo di tanti plot paralleli, uno più drammatico dell'altro, che si intrecciavano tra loro, senza lasciare il tempo al mio cinismo di fare capolino.
Perché in questo doppio episodio tutti i personaggi mostravano il loro lato più umano... (primo fra tutti il fratello di George che soffriva di fautolenza nervosa)

George assisteva impotente alla lotta del padre contro il cancro.
Izzie cercava il modo di far convivere la sua parte emotiva con quella professionale
Meredith si rispecchiava suo malgrado in un padre sconosciuto e decideva di non voltarsi dall'altra parte
Burke e Christina perseveravano nel loro mutismo, nessuno dei due pronto a interrompere per primo il gioco del silenzio e darla vinta all'altro.
La Bailey,
nel curare un paziente speciale, trovava in sé un'emotività insospettata.
Callie restava vicina al suo uomo, aiutandolo nel momento più difficile della sua vita.
Addison realizzava la sua solitudine e la paura di non trovare più nessuno con cui condividere la vita.
Perfino Sloane si tormentava, pieno di rimpianti, ripensando alle scelte passate.
Mentre Sheperd... beh, strizzava gli occhietti come
solo lui sa fare. Non è abbastanza?

Insomma, un doppio episodio ricco di emozioni e mooolto strappalacrime. Cosa chiedere di più a una serata davanti alla TV?
La rivelazione dell'alitosi mattutina del Dottor Stranamore.
Così
le mie difese sono crollate, le mia antipatie accantonate. Eh si, questa volta ha vinto Grey's!
Anche Meredith finiva per risultarmi simpatica. Ma forse questo dipende dall'aver scoperto che, come la sottoscritta, russa con la potenza di una segheria industriale.

Risposte ai problemi della vita, # 2

"Adoro il profumo del pus al mattino!"

Gregory House,
Dr. House

House medico della mutua? Le domande di una telespettatrice perplessa davanti agli ultimi due episodi

E se Dr. House fosse solo un gigantesco product placement per il Vicodin? Quanto sono aumentate le vendite del farmaco miracoloso che libera da tutti i mali? Ci saranno già spacci clandestini nella mia città?

Ieri era la serata della vescica (vescica night): quella di House, quella del feto. Con bei momenti dedicati all'inserimento del catetere, alla sua rottura, alla pipì nelle sue varie sfumature dal caratteristico giallo paglierino al rosso sangue...
Sono solo io o House sta diventando sempre meno emozionante e sempre più simile a un turno in corsia al Fatebenefratelli?
Le prime due stagioni avevano casi ben più originali e colpi di scena davvero geniali.

Una cosa è sicura: sapremo che hanno definitivamente esaurito le idee quando un paziente avrà davvero il lupus. Fino ad allora, continueremo a cenare davanti a cateteri, infezioni purulente, vomiti di sangue e altre amenità!

Viva Callie! Il delirio di una telespettatrice in overdose da medici martiri

Perché? Perché tutti ce l'hanno con Callie? Per primi i genitori/sceneggiatori che l'hanno chiamata così...
Sto parlando di Grey's Anatomy: Callie Torres è un medico, naturalmente, nonché l'ex ragazza di George. Tutto inizia quando le due barbie tristi con cui vive George le (ci) fanno una testa così perché non la avevano vista lavarsi le mani dopo aver fatto pipì (cavolo, si era appena svegliata!) fino a farle confessare il misfatto, con il solenne giuramento che non lo aveva mai fatto prima e la promessa che non lo avrebbe mai più fatto dopo. Una vera umiliazione. Come diceva con voce strozzata la vecchietta di Mezzogiorno e mezzo di fuoco dopo che il cattivissimo le aveva sferrato un pugno nello stomaco: "Avevate mai visto tanta crudeltà?". Per di più Meredith e Izzie (pronuncia "easy", anche con lei gli sceneggiatori sono stati crudeli, tiè) sono due specializzande che dovrebbero pendere dalle sue labbra, come fanno con tutti gli altri superiori. Allora perché tutto questo?

Perché Callie è cicciona: grave. E disinibita: gravissimo, soprattutto se associato alla condizione precedente.
Cicciona sexy è intollerabile. Se sei cicciona devi essere brutta e magari anche burbera, vedi Miranda "Nazi" Bailey, o moglie trascurata e tradita, vedi la sfortunata signora Webber. In realtà quello che ha sconvolto le nostre eroine è stato la vista di Callie nuda, in tutta la sua abbondanza, che si sedeva sul water davanti a loro. Ma non hanno il coraggio di ammetterlo: dopotutto sono donne moderne, mica bacchettone.
Da quel momento tutto fila via di conseguenza. Una cicciona a suo agio nella sua ciccia che non si lava le mani dopo aver fatto pipì non può per forza essere una buona fidanzata, né tantomeno un buon medico. Logico, no? Così, negli episodi successivi il suo ragazzo, ancora specializzando, la umilia sul lavoro facendo scappare un suo paziente, "salvandolo" da lei che, superficialmente, lo voleva operare. Poi, lo stesso giorno, la caccia di casa. Per ribadire il concetto, le da buca per la serata. Poi la scarica. Infine, quando lei disperata va a letto con Sloane, ha il coraggio di offendersi e le (ci) fa una testa così per tre episodi.

Ma c'è dell'altro, qualcosa che minaccia l'equilibrio del Grace Hospital: Callie, a dispetto di tutto, sembra felice, in pace con se stessa. Non che abbia una famiglia che la ama e l'aspetta a casa, niente del genere; anzi, vive prima nello scantinato dell'ospedale, poi in una stanza d'albergo. Ma stranamente non se ne fa un gran problema, non è così ossessionata dalle sue sfortune come tutti i suoi colleghi. E questo non è accettabile nell'universo televisivo di medici martiri e infelici, che per salvare la vita del prossimo sacrificano, e mortificano, la loro. I medici del Seattle Grace sono testa a testa con Dottor House e il suo team nel torneo della depressione.

Comunque ora l'equilibrio è salvo. Callie è stata rimessa al suo posto: con lei in giro per casa, le due barbie tristi sarebbero apparse miserabili e lagnose.
Non fraintendetemi: guardo con piacere Grey's Anatomy, penso sia scritto bene e lo trovo divertente. E' solo che non riesco proprio a farmi piacere nessuno dei personaggi. Soprattutto Meredith.

Le risposte ai problemi della vita... # 1

"I've heard that it's possible to grow up. I've just never met someone who's actually done it"

Meredith Grey,
Grey's Anatomy

Cortocircuito telefilmico

Ieri sera Francesco ed io guardavamo Doctor House. L'antipatico più amato della TV fingeva di avere il cancro per avere accesso a non ricordo quale droga che gli alleviasse il dolore.

L: Già, dovevamo aspettarcelo! Negli episodi precedenti lo avevamo visto iniettarsi in vena una roba verde...
F: Veramente quello che si iniettava roba era Sloane di Alias che abbiamo guardato ieri in DVD.
L: Ah, ecco.

Era Sloane, il cattivo di Alias. Da non confondere con Sloane il cattivo di Grey's anatomy, in onda subito dopo House. Mmm... che si droghi anche lui? Comincio a perdere il filo.
Una cosa è certa: ultimamente sto assistendo a troppe iniezioni, intubamenti, depressioni e operazioni a cuore aperto. Perché ricordate: se non ci sono sangue, dolore, sbudellamenti e la parola "cancro" nominata una dozzina di volte, non è intrattenimento!

Welcome to Telefilmville, Usa

Pubblicato su Telefilm Magazine n° 31, Luglio – Agosto 2007, rubrica Time Tunnel

Il Time Tunnel di questo mese vi porta in un viaggio nel tempo e nello spazio, un percorso on the road sulle strade blu, quelle che collegano la sconfinata provincia americana. Lasciamo per una volta il Greenwich Village e il Sunset Strip, dimentichiamo i Cosmopolitan e i beach party e avventuriamoci in un viaggio attraverso l'America più vera, così come l'abbiamo conosciuta attraverso 60 anni di telefilm.

La provincia come adolescenza
Iniziamo il nostro itinerario di venerdì, perché questo è un giorno speciale a Dillon, Texas, prima, emblematica tappa del nostro tour. In questa serata si celebra il rituale che tiene unita la comunità: non parliamo della funzione in chiesa, pure sentitissima, ma della partita di football della squadra giovanile, attesa e seguita con religiosa devozione. La serie si intitola, appunto, Friday Night Lights. La cittadina sembra respirare all'unisono: alla radio, a scuola, nei bar e perfino in chiesa si parla solo della partita. E con l'ansia, tutta americana, di vincere. Per non essere dei perdenti. Ma questa “comunione” che rende Dillon speciale non basta a salvarla dal destino che affligge tante province del piccolo
schermo. La medaglia della vittoria, infatti, ha due facce: per il paese è motivo d'orgoglio, riscatto da una vita che offre poche altre soddisfazioni; per i giocatori è il biglietto per andarsene e lasciarsi il paese alle spalle. Nella comunità così unita, allora, si intravede una spaccatura, una crepa sottile, appena percettibile, ma destinata ad allargarsi: è quella che divide chi resta da chi parte.
E' il destino di ogni provincia telefilmica, è nel suo DNA: i nostri eroi crescono, mentre il paese sembra farsi sempre più piccolo. Così, con nostro grande rammarico, sono sempre i migliori ad andarsene... i protagonisti. Perché la provincia è, in molte serie, il luogo dell'adolescenza. L'ingresso del protagonista nell'età adulta e la sua piena realizzazione significano l'abbandono della città natale e la fine del telefilm.
In Dawson Creek, il nostro Dawson lascia la tranquilla Capeside per realizzare i suoi sogni da regista a Hollywood. Clark Kent lascia Smallville per Metropolis, o meglio per prendersi cura del mondo intero. In Una mamma per amica, caso raro, il distacco è graduale, così la cittadina e la serie vivono ancora a lungo quando Rory lascia Stars Hollow per Yale. La nostra eroina torna volentieri a casa per un'abbuffata di pizza e un film con l'adorata mamma e, un po' meno volentieri, per la rituale cena del venerdì dai nonni: non è ancora arrivato il momento di andare per la sua strada. Altre volte, per evitare la parola FINE, gli autori scelgono di sostituire i nostri eroi con nuovi “cuccioli” e le cittadine sopravvivono in una straziante agonia: Richie Cunningham lascia Milwaukee per Hollywood e gli spettatori di Happy Days devono sorbirsi le vicende di Joanie e Chachi. C'è poi l'eccezione che conferma la regola. E' Laura Ingalls, cui spetta il premio fedeltà: in dieci anni di durata del telefilm non lascerà mai veramente La casa nella
prateria di Walnut Grove... né la sua scuola! Si alza dal banco solo per sedersi in cattedra, passando senza soluzione di continuità da alunna a insegnante.

I valori della provincia
Ma c'è anche chi torna. Magari se n'è andato prima di poter dare il meglio e il paese gli offre una seconda chance. E' il caso del novello figliol prodigo Jake Green: dopo cinque anni di misteriosa assenza, il ribelle primogenito del sindaco torna a Jericho, Kansas, solo per riscuotere un po' di soldi... ma ben presto diventa il più eroico difensore della sua città. Quando le bombe H cancellano dalla mappa le principali metropoli degli States, infatti, Jericho si trova in uno scontro ben più decisivo di quelli che tengono col fiato sospeso Dillon: ora è in gioco la sopravvivenza, la sconfitta equivale alla morte. Di più, con Jericho è in gioco la fiducia nella provincia americana con i suoi valori: riusciranno gli abitanti a sopravvivere non solo al misterioso nemico esterno ma... a loro stessi? Paura e
claustrofobia possono rendere sospettosi ed egoisti. Prevarranno i legami che uniscono la comunità o le tensioni che la dividono? A giudicare dal percorso personale di Jake da outsider a eroe, c'è ancora speranza.
Un conflitto analogo è in atto, con forme diverse, a Smallville, paesino rurale del Midwest apparentemente indistinguibile da tutti gli altri, ma che una pioggia di meteoriti da Krypton ha reso diverso da tutti: tra i campi di grano si aggirano, infatti, pericolosi mutanti. Quello che accomuna Clark, giovane alieno piovuto dal cielo, ai vari mutanti pirotecnici e telepatici è il superpotere; ma ciò che li distingue e fa del primo un eroe e degli altri semplicemente i “freak of the week” è la solida educazione familiare. I genitori gli insegnano a mettere al primo posto il bene della comunità, anche a costo del sacrificio di sé. E' perché educato come cittadino modello di Smallville che Clark diventa Superman, e non un supercattivo che mira alla conquista del mondo. La provincia si rivela, ancora una
volta, la palestra in cui si fanno le ossa i nostri eroi.

Il lato oscuro della provincia
Se i mutanti vi spaventano e preferite fare inversione di marcia, sappiate che non sono certo quattro campagnoli con i superpoteri il peggio che vi può capitare. I veri mostri indossano eleganti tailleur e divise da ragazze ponpon, guidano Suv e mangiano torte di mele, anzi di ciliege: sono i rispettabili borghesi che vivono nelle villette con prato falciato e siepi fiorite, in sobborghi dai nomi bucolici come Agrestic (Weeds), Wisteria Lane (Desperate Housewives) e Twin Peaks. Ma sotto la glassa dell'apple pie, c'è del marcio. Perché in questi posti nulla è quello che sembra e, come ci ha insegnato Lynch, sono tutti colpevoli, è solo questione di tempo. Sotto un sottile velo di conformismo si celano pettegolezzi, terribili segreti, abusi, vizi e delitti. Il lato oscuro della provincia americana. Nella sigla di Weeds, una canzone retrò intona: “Little boxes on the hillside and they're all just the same. Doctors, lawyers, business executive and they're all just the same”. In superficie sembra di essere ancora agi anni '50, ma sotto si nascondono segreti che farebbero impallidire i Peccatori di Peyton Place. Per mantenere il loro spicchio di normalità, questi professionisti e le loro mogliettine sono disposti alle azioni più abnormi. La casalinga modello, per arrotondare la pensione, spaccia marijuana o trasforma la sua graziosa villetta in casa di appuntamenti; la coppia sterile per avere un bel figlioletto biondo ne uccide la madre e la fa a pezzi; il farmacista morboso e ossessivo elimina il rivale in amore somministrandogli pillole letali; la reginetta della scuola è cocainomane e
ninfomane; la famiglia incestuosa; lo psicanalista drogato; la madre assassina; e poi ci sono il figlio illegittimo tenuto nascosto alla famiglia, quello comprato e quello ritardato e tenuto recluso in cantina. C'è del marcio in suburbia. E' il Doris Day Show visto nello specchio deformante del luna park.

La provincia come utopia
Per riprendervi da tanto cinismo, rinfrancatevi lo spirito con una visita alle cittadine modello del New England, località incantevoli in cui il tempo sembra essersi davvero fermato, la vita scorre con i ritmi lenti di un tempo, tutti si conoscono e hanno sempre tempo l'uno per l'altro: Capeside, Cabot Cove, Stars Hollow. Prendiamo quest'ultima: una Twin Peaks prima della cura, un'oasi di bontà, una società utopica così come la avrebbero sognata i Padri Fondatori. Qui ogni edificio è stato toccato da Thomas Jefferson o Abramo Lincoln, l'anno è scandito dalle ricorrenze storiche legate alla Guerra Civile e da pittoresche fiere come il Festival dei Quadri Viventi. Tutti partecipano ai consigli cittadini per prendere parte, tra discussioni e votazioni per alzata di mano, alle decisioni che riguardano la comunità. Non manca qualche battibecco, ma in genere tutti i cittadini vanno d'amore e d'accordo perché tutti, anche il sindaco arrogante, l'antiquaria bigotta e lo strambo del villaggio, sono, in fondo, semplicemente adorabili. Non ci sono neanche quei fastidiosi, quotidiani delitti che infestano la vicina Cabot Cove e danno tanto da fare a Jessica Fletcher, La signora in giallo. In compenso gli abitanti sono affetti da una parlantina fuori dal comune, una loquacità super che porta più d'uno spettatore a chiedersi se anche questa cittadina sia stata colpita da qualche strano tipo di meteoriti radioattive.
Se tutto questo vi sembra noioso e siete pronti ad esplorare luoghi meno frequentati, allora preparatevi a volare fino ai confini della realtà: si va a Cecily, Alaska, a conoscere Un medico tra gli orsi. Un posto unico nel suo genere: anche qui nulla è ciò che sembra ma, per una volta, in positivo. Dimenticate stereotipi e preconcetti: un minuscolo paesino di frontiera abitato da quattro montanari eccentrici si rivela un mondo ricco di umanità... e di inesauribili sorprese. A Cicely potete fare la conoscenza di un vecchio cuoco che vive come un eremita nei boschi, un ex galeotto che parla di musica e poesia alla radio, un'indiana che non parla mai ma la sa lunga. Qui è possibile imbattersi in scoperte e tesori inauditi:
l'anello di Fellini, il corpo di Napoleone perfettamente conservato in una lastra di
ghiaccio... o un motociclista nero di passaggio che scoprirai essere tuo fratello mentre ammiri con lui l'aurora boreale. Solo qui può succedere che le persone cambino aspetto a seconda dei pregiudizi di chi guarda, il rabbino della tua infanzia abbocchi all'amo mentre sei a pescare trote nel lago, gli spiriti indiani appaiano per guidarti nella tua ricerca. Insomma, Cicely dimostra che la vita, anche la vita di provincia, è più ricca, misteriosa e magica di quello che può apparire allo sguardo frettoloso e prevenuto di un cittadino di New York.

La provincia per eccellenza
Ma se invece non avete tempo per un itinerario così impegnativo e volete comunque scattare qualche foto ricordo della provincia telefilmica, acquistate direttamente un biglietto per Springfield. La cittadina della famiglia Simpson è La Provincia per eccellenza, racchiude in sé tutti i paesini e sobborghi di 60 anni di telefilm, e molto di più. Attraverso le vicende della sua eterogenea popolazione, Springfield ha dipinto un ritratto minuzioso ed efficace della media cittadina americana.
C'è la comunità di credenti che si ritrova la domenica in chiesa come a Glen Oak, con i religiosissimi Flanders che ci ricordano gli insopportabili MacKenzie di Settimo cielo; l'attenzione per i padri fondatori e le rievocazioni storiche in costume, nonché la rivalità con l'odiato paese confinante, come a Stars Hollow; la famiglia di bifolchi del sud in stile Hazzard; bulli, smorfiose, nerd e tutta la fauna scolastica di Capeside; il circolo di casalinghe pettegole e un po' snob come a Wisteria Lane ed Agrestic. C'è il lato oscuro della provincia, come a Twin Peaks e Neptune, la cittadina di Veronica Mars: la dipendenza dall'alcool, i piaceri proibiti ma diffusissimi della Maison Derrière, i cittadini pronti a impugnare i forconi e farsi giustizia da soli; e poi il crimine organizzato, la massoneria, la polizia corrotta, il sindaco donnaiolo e pericolosi delinquenti come
Telespalla Bob. Anche qui insomma c'è il marcio sotto le villette a schiera... letteralmente: è la spazzatura che gli abitanti hanno deciso di sotterrare, e rimuovere così dalla lista delle priorità, ma che all'improvviso erutta in tanti pestiferi geyser di rifiuti nei viali della cittadina. Come a Sunnydale, scenario di Buffy l'ammazzavampiri, il soprannaturale con tutta la sua fauna di mostri è parte integrante della vita della vita cittadina, attraverso gli episodi dell'orrore di Halloween; ci sono perfino gli alieni, Kodo e Kang, anche se un po' meno attraenti di quelli di Roswell. Infine, come a Cicely, anche qui può succedere di tutto, le sorprese sono dietro l'angolo la vita può e personaggi può aprirsi alle situazioni più improbabili e surreali, o prese in prestito dai classici del cinema e della letteratura.
Insomma, se volete immortalare in un'unica foto l'essenza di Telefilmville, fate un salto a Springfield... sempre che riusciate a scoprire dov'è.

Pane, amore e... kryptonite

Pubblicato su Telefilm Magazine n° 32, Settembre 2007

Smallville 67524
"La vita è fatta di cambiamenti. A volte è doloroso, a volte è meraviglioso. Ma più spesso è entrambe le cose insieme". Lana
L'amore, gli amici, la scuola, i genitori, le aspettative, i tradimenti, le delusioni. Crescere è già abbastanza complicato senza che ci si metta di mezzo anche la kryptonite. La pioggia di meteoriti aliene ha cambiato per sempre il destino della cittadina del Kansas, così i ragazzi di Smallville devono affrontare prove che quelli di Beverly Hills 90210 non si sognavano neanche... nei loro incubi peggiori: Brenda, per essere come le sue nuove amiche upper class, pensava di tingersi i capelli, non si trasformava in Kelly; Gina soffriva di disturbi alimentari, ma non cercava di sbranare i suoi amici; e Steve scopriva di essere adottato, come Clark, ma non di arrivare da un altro pianeta! Come quella di Dawson, la cricca di Clark ha il suo bel daffare con le questioni di cuore. Ma a Smallville non c'è tempo di discutere tanto su un bacio e su come cambierà le tue amicizie, quando una pietra rossa, un fiore, un libro magico possono all'improvviso farti perdere le tue inibizioni e trasformarti in un macho ribelle o in una ninfetta assatanata. Di psicanalizzare troppo i propri sentimenti, poi, non c'è proprio bisogno, se la tua insegnante è così sexy che quando la guardi dagli occhi ti escono raggi incendiari!

Ma nonostante le sue stranezze e i freak mutanti, l'adolescenza dei ragazzi di Smallville spesso
somiglia più alla nostra di quanto non le somigli quella nostalgica di Capeside o quella patinata di Beverly Hills. Perchè nei nostri ricordi alcuni momenti rivivono con la forza, l'emozione, a volte l'orrore che solo nelle situazioni di Smallville possiamo ritrovare. Ma soprattutto perché Clark sarà anche alieno ma, superpoteri a parte, è un ragazzo come noi. A Smallville, sotto la kryptonite, le emozioni sono puramente terrestri, 100% umane. E le mutazioni e i superpoteri sono potenti metafore dei cambiamenti che affrontiamo ogni giorno, nel corpo e nello spirito, crescendo. In fondo, siamo tutti dei mutanti.

Clark's Creek
“Ho il presentimento che tu sia destinato a fare molto più in questo mondo che non segnare qualche touchdown”. Chloe a Clark
Per chi da adolescente si è sentito strano, diverso, complicato, mentre tutti gli altri sembravano così normali, così semplici. Chi sapeva di avere un'identità nascosta, migliore, che conoscevano solo i genitori e gli amici più stretti. A tutti noi Clark Kent ha dimostrato che l'anormalità è un dono. Quello che ci rende diversi, complicati, deboli a volte, è anche quello che ci rende speciali. Sta a noi trarre il meglio da questo dono. Ma riuscire anche ad essere felici, beh, è tutto un altro discorso.... Non puoi giocare a football per non mostrare i superpoteri e questo già ti mette in secondo 1 piano rispetto ai tuoi più popolari rivali; se poi sei anche occupato a salvare il mondo, è difficile conquistare la bella della scuola! Quante volte Clark riesce ad ottenere un appuntamento con Lana per poi lasciarla all'ultimo momento perché il dovere lo chiama? Ed essere il più sexy degli alieni non aiuta, anzi crea parecchi problemini collaterali: tutti ci siamo sentiti le gambe molli, la testa vuota e la lingua appiccicata al palato di fronte alla nostra prima cotta, ma Clark va un po' oltre e perde letteralmente ogni forza davanti a Lana... tutta colpa di quell'odiosa collanina con la kryptonite!

Da allora Clark ha salvato il mondo più di una volta, ha baciato Chloe, si è invaghito di Kayla,
Alicia, Kara, è morto, è risorto, e in tutto questo tempo il suo cuore non ha mai smesso di battere per lei, Lana. Arriva a sacrificare la vita del padre per strappare Lana alla morte, ma non riesce a strapparla dalle braccia di Lex. Nella sesta stagione, quest'autunno su Italia1, lo vedremo incamminarsi con sempre più decisione sulla strada verso la consacrazione a supereroe, cercando ancora disperatamente di conciliarla con la felicità personale. Non mancheranno baci, rivelazioni e il rapimento di una sposa all'altare...

Lex files
“Nella vita, la strada che porta all’oscurità è un viaggio, non un lampo”. Lex
Eroi si nasce o si diventa? E antieroi? Clark ci mostra che per rispettare l'appuntamento col destino bisogna scegliere di incamminarsi sulla strada giusta e andare avanti giorno dopo giorno. E se la destinazione prefissata non fosse quella che vogliamo? E' possibile cambiare strada? Lex fa di tutto per opporsi al proprio fato. Tra tutti gli scontri cui abbiamo assistito a Smallville, quello che avviene dentro Lex tra bene e male è sicuramente il più entusiasmante. Sapere che alla fine trionferà il male, rende Lex una figura degna delle tragedie greche, in cui nonostante tutti gli sforzi il cammino era segnato e le colpe dei padri ricadevano ineluttabilmente sui figli. Ed è straziante veder crescere, di episodio in episodio, la sua amicizia con Clark sapendo un giorno tutto è destinato a finire... male. Come finiscono male tutte le relazioni sentimentali di Lex che prima ancora di terminare il liceo vanta già una discreta collezione di matrimoni falliti. Il suo destino (crudele) è quello di essere tradito: dalle donne, dal padre... e di tradire, alla fine, l'unico amico davvero fedele: Clark. E quale migliore inizio che tradirlo con Lana? Tanti ucciderebbero il migliore amico per questo, o per molto meno, ma non Clark che è troppo un bravo ragazzo e nel finale della stagione 5 sceglie di lasciare in vita il suo futuro nemico, nonostante questo possa mettere in pericolo il mondo intero. Nella stagione 6 il cammino di Lex verso il lato oscuro si avvicinerà, gradualmente ma inesorabilmente, al punto di non ritorno. Anche perché nulla logora più un'amicizia che la rivalità in amore...

Innamorati pazzi
“Hai mai pensato di essere destinato a stare con qualcuno?”
Clark
Tre donne si contendono il cuore dell'alieno più sexy della galassia, ma solo due sono ufficialmente parte della mitologia dell'uomo d'acciaio: Lana Lang e Lois Lane.

Il primo amore non si scorda mai: Lana è bella, dolce, affascinante. I suoi occhi sono come 2 laghetti di montagna. E' anche simpatica, generosa, sensibile. E irraggiungibile. Una così è per forza fidanzata con un giocatore della squadra di football. Poi il giocatore si arruola nei marines e Clark ha la via libera. Ma anche a Smallville vale la legge di Murphy: se qualcosa può andar storto, lo farà. Così, quando dopo mille difficoltà i due finalmente si baciano, a complicare le cose intervengono l'amicizia con Chloe, da sempre innamorata di Clark, e i messaggi di Jor-el (i genitori sono sempre inopportuni, anche quelli alieni). Clark e Lana entrano così in quelle frustranti relazioni tira-e-molla che abbiamo già conosciuto bene grazie a Ross e Rachel. Con l'aggiunta di amnesie, stregonerie, salti nel tempo e possessioni a rendere il tutto più piccante. Momento memorabile: quando in un solo giorno Clark perde i superpoteri... e la verginità. Non tutto il male viene per nuocere! Poi Lana, frustrata dai troppi segreti di Clark, si consola con Lex. Nella prossima stagione la vedremo indecisa tra i due, vittima della nota sindrome di Joey Potter: Dawson o Pacey? Un bebè in arrivo e l'immancabile kryptonite rossa complicano ulteriormente le cose...

E Lois? Malgrado un primo incontro “senza veli” e, lo vedrete presto, qualche bacio rubato,
continua ad essere solo un'amica per Clark. Invadente e logorroica, ma sempre un'amica. Tutti sappiamo, però, che un giorno le cose cambieranno e lei prenderà il posto di Lana nel cuore del nostro eroe. Nonché il posto di Chloe come reporter di punta del Daily Planet. O no?

Alias
“Voglio rivelarti un segreto. Io non sono chi pensi che io sia. Infatti, il mio travestimento è così sottile che sono sorpresa tu non mi abbia visto dentro. Sono la ragazza dei tuoi sogni mascherata da tua migliore amica". Chloe a Clark
E' una ragazza intelligente e romantica, una reporter ambiziosa e intraprendente e la ricerca della verità la mette più volte nei guai, ma per fortuna c'è Superman a salvarla. Stiamo parlando di Lois Lane... o di Chloe Sullivan? A tutti i fan del fumetto non è sfuggita la rassomiglianza tra le due. Molti si sono chiesti, vedendo il 1° episodio, perché Lois fosse bionda. Solo nel 2° abbiamo scoperto che si chiama Chloe e che è l'unico personaggio che, stranamente, non trova spazio nella mitologia di Superman. Nasce allora la teoria “Chlois” e prende sempre più piede tra i fan: Chloe è Lois. A un certo punto cambierà nome in Lois Lane e assumerà un'identità fittizia, magari per sfuggire a qualcuno. Questo assicura alla nostra eroina un posto nel futuro dell'uomo d'acciaio e al tempo stesso spiega i punti in comune tra i due personaggi. E sopratutto realizza il sogno di Chloe che, dopo tanti anni, conquisterebbe alla fine il cuore di Clark. Evviva!

Poi, un bel giorno, a Smallville arriva Lois Lane. E la teoria comincia a vacillare... Ma dopo un
inizio entusiasmante, Lois non appare all'altezza del suo personaggio, non ha abbastanza carattere né le carte in regola per diventare la più giovane reporter del Daily Planet. I teorici del “Chlois” tornano alla carica: Lois deve morire... così Chloe prenderà il suo nome e la sua identità come copertura. Vi anticipiamo che nella stagione 6 non troverete conferme esplicite a questa teoria ma, guardando con attenzione, potrete scovare molti indizi interessanti... Tirate fuori il reporter che è in voi!

Ritorno al futuro
“Wow, supereroe e giornalista. Quali sono le probabilità che accada?!”
Chloe a Clark

C'è qualcosa che rende Smallville speciale, differente da ogni altro telefilm: sappiamo già come va a finire. Questo non ci impedisce certo di appassionarci alle vicende dei nostri eroi. Anzi, sapere che il finale è già scritto e nulla potrà cambiarlo rende le loro battaglie ancora più drammatiche e significative. Come ha detto lo stesso Lex: “non è la fine che conta, è il viaggio”. E questo finora è stato proprio un gran bel viaggio, pieno di avventura, mistero, sentimento.

Ma a volte vorremmo bruciare le tappe e arrivare subito alla fine, che poi è un altro inizio, per rispondere al quesito che ci assilla: e Chloe?!? Negli States, dove sta per andare in onda la stagione 7, autorevoli giornalisti si sono schierati a favore della teoria Chlois. Ma forse, è l'ipotesi meno simpatica ma anche la più logica, Chloe semplicemente morirà. Davvero, questa volta. Magari per colpa di Lex: questa sarebbe la svolta che pone fine all'amicizia tra i due. Oppure entra in gioco la kryptonite a rendere il tutto più complesso... o più semplice. Ecco infatti un'evoluzione della teoria Chlois in grado di accontentare davvero tutti: è l'interpretazione letterale dell'equazione Chloe + Lois = Chlois. Per uno strano fenomeno soprannaturale, la kryptonite fonde insieme i due personaggi in un'unica creatura che prende il meglio di ognuna, il carattere di Chloe e il corpo di Lois. Per la gioia dei fan della più cara amica di Clark, dei “puristi” di Lois e degli ammiratori della bella Erica Durance.

D'altronde la
kryptonite può far questo ed altro... Se è vero che il cane è il miglior amico dell'uomo e, come cantava Marylin, i diamanti lo sono della donna, beh, allora la kryptonite è la migliore amica degli sceneggiatori. La sostanza aliena infatti ha effetti sempre diversi, imprevedibili, all'occorrenza anche opposti, in ogni caso grandiosi. Grazie ad essa può succedere di tutto... e il contrario di tutto. Può rinforzare, indebolire, disinibire, rendere piretici, elettrici, mutaforma, ubiqui... e anche calvi. Non ci resta quindi che aspettare la prossima dose di kryptonite per proseguire il viaggio insieme ai ragazzi di Smallville. Finora la kryptonite non ci ha mai delusi, anzi. Ci ha regalato cinque appassionanti stagioni di avventure, amore, amicizia, tradimenti. Cinque stagioni davvero Super.