La Vita Noiosa di una Teenager Americana


La vita segreta di una tenager americana non parla di una ragazzina con una doppia identità. Scordatevi Kim Possible, agente segreto part time, o Annah Montana, pop star in incognito. Amy non ha nessuna eccitante doppia vita. Ne ha una sola. E terribilmente noiosa.

Mentre l'Italia è il paese con il piu' alto numero di mamme over 40, negli Usa vanno di moda le ragazze madri. Così, sulla scia di Juno, ecco Amy, un'altra liceale incinta. Amy è la protagonista della serie della ABC e la vita segreta del titolo è quella nel suo utero.
Uno spunto comunque interessante per un teendrama: inedito e, chissà, forse anche un po' piccante. Così ho deciso di guardare i primi episodi, scegliendo di dimenticare l'handicap di base della serie: l'autrice è Brenda Hampton, mamma del fastidioso, bigottissimo, moralista Settimo cielo. Mi sono detta che bisogna liberarsi dei pregiudizi per per apprezzare tutto quello che di buono la TV (e la vita) ha da offrirci, che la signora Hampton è una professionista e saprà il fatto suo e che magari, dico magari, avrà anche avuto voglia di dare una svolta alla sua carriera e alla sua immagine cambiando registro.

Il mio slancio ottimista e pro-pari opportunità è stato duramente punito già al secondo episodio.

Questi teenager parlano, si dicono che si amano, si prendono per mano, si perdonano, poi lo raccontano agli amici.
Persino Happy days era più eccitante.
OC
poi in confronto era Quarto potere.

Ho passato la serata guradando un gruppetto di adolescenti fare quelle cose insignificanti che tutti gli adolescenti fanno nelle giornate più banali e meno memorabili della loro vita. Mi ha fatto sentire guardona e un po' pedofila.

Poi, il brusco risveglio: dopo i titoli di coda, che ho guardato solo perché ormai totalmente inebetita, è apparso a tutto schermo il logo gigante "BRENDAVISION". E mi sono ricordata del mio sano scetticismo iniziale. Dei miei saggi pregiudizi... Delle immortali parole di Homer Simpson: "Ci hai provato e hai miseramente fallito. La lezione è: non provare mai".

Risposte ai problemi della vita, # 16

"If you don't like your job you don't strike. You just go in every day and do it really half-assed. That's the American way"

Homer Simpson, The Simpsons

Scoop! La Fonte Segreta della Vita Segreta della Teenager Americana


Nel primo episodio di Vita segreta di una teenager americana, facciamo la conoscenza di Amy e di un gruppetto di studenti della Grant High le cui vite si intrecciano con quella della protagonista. Scopriamo i loro segreti, i sogni, i punti deboli...

Non deve essere stato difficile per l'autrice, Brenda Hampton, presentarci tanti personaggi in soli 20 minuti... perché, in un certo senso, li conoscevamo tutti: Amy, Grace, Jack & Co. sono l'incarnazione dei più triti stereotipi della fauna scolastica americana, già visti e rivisti in mille film e telefilm.


C'è la bella della scuola, naturalmente bionda, naturalmente fidanzata con il capitano della squadra di football, il classico bravo ragazzo americano, appena un po' tontolone. Il loro amore è totalmente puro e non è mai stato "consumato", perché lei vuole aspettare il matrimonio. Mentre lui è combattuto tra il ruolo di boyfriend sensibile e il richiamo degli ormoni.

C'è la ninfetta tentatrice, una che sembra aver sbagliato telefilm perché si comporta come una navigata mangiauomini in un thriller di serie B.

Poi c'è il teenager un po' sfigato ma che capisci subito che, quando daranno le giuste istruzioni a costumisti e parrucchieri, non sarà poi così male. Il teenager è ossessionato dal perdere la verginità. La prescelta è la brava ragazza che suona l'oboe nella banda della scuola. Ma la giovane musicista non è ingenua come sembra e, all'insaputa di tutti, ha già fatto sesso proprio al campeggio della banda.

Solo un episodio eppure mi sembra di conoscerli da sempre...
Un momento, io li conosco davvero: questi non sono solo stereotipi, sono esattamente i personaggi di American Pie!!!

Il dubbio amletico di una telespettatrice perseguitata da telefilm deprimenti

Amore o tumore? This is the question.

L'amletico dubbio era al centro dell'ultimo episodio di Grey's Anatomy, positivo e solare come sempre. La disgraziata di turno si chiedeva se il suo matrimonio lampo con un giovanotto, bello, ricco e simpatico fosse frutto dell'amore a prima vista o di un tumore al cervello che spingeva lui a decisioni impulsive.

Mentre la poveretta si dibatteva nell'angosciosa incertezza, e nuovi scenari di depressione si schiudevano all'orizzonte, un altro inquietante interrogativo si faceva strada e io mi chiedevo, in posa plastica e con un teschio in mano:

meglio essere o non essere spettatori di Grey's Anatomy?

L'ultima perversione del Dottor Troy


Ogni telespettatore di Nip/Tuck è abituato ad aspettarsi il peggio dal Dottor Troy.

Lo abbiamo già visto tradire le sue donne, il figlio, il migliore amico, fare sesso davanti a un vecchio moribondo, prostituirsi per diletto, gettare cadaveri nelle paludi. E non abbiamo battuto ciglio.

Ma questo è troppo. C'è un limite alla perversione, un confine che non andrebbe superato.
Nell'episodio di lunedì scorso Troy è diventato
repubblicano!


Giovedì gnocchi, martedì trippa, lunedì trash.


Dopo una lunga giornata nel mondo reale, non c'è niente di meglio che rilassarsi, sospendere l'incredulità, spegnere il il senso critico davanti a un bel telefilm trash. Soprattutto se è lunedì. Ecco perché non perdo mai l'appuntamento settimanale con Nip/Tuck.

Dopo il delizioso filone narrativo della scorsa stagione sulla simpatica gerontofila Michelle, il suo capo gangster faccia-di-Frankestein e il loro racket di reni espiantati al malcapitato di turno, era difficile trovare qualcosa di altrettanto disgustoso/esilarante, eppure...

Non ho seguito il telefilm dai suoi inizi, se non sporadicamente, quindi non ho intenzione di giudicare l'intera serie. Non so se ci sono state metamorfosi o derive rispetto alle prime stagioni. Se ha avuto momenti migliori o se è nato proprio così. Non mi importa. Mi limiterò, vostro onore, a esporre i fatti. Questo è ciò che ho visto negli ultimi 3 lunedì.

Kimber lascia Sean e inizia una relazione lesbica con un'attraente bionda. La figlia adolescente della bionda, provocante puttanella in divisa scolastica, popola i sogni di Sean da quando lui le ricostruisce l'imene.

Il dottor Troy, dopo tutta la fatica per affermarsi come chirurgo a Los Angeles, inizia, un po' per caso, poi ci prende gusto, a prostituirsi con ricche vecchiette. Poi, all'insaputa del suo socio e miglior amico che ancora la ama, va a letto con Kimber ma ne è subito scaricato: pare non abbia retto il confronto con la bionda sexy. Sedotto e abbandonato, è anche ricattato dalla puttanella che li ha filmati e minaccia di mostrare tutto a Sean. Lui la zittisce garantendole una fornitura vitalizia di ansiolitici e farmaci per dimagrire. Poi la fa passare per drogata e internare in un centro di disintossicazione.

Quel disgraziato di Matt, il figlio degenere, già sposato con la regina del porno e membro della chiesa di scientology, è ora tossicomane. Come lui, la moglie e , ben presto, la figlia neonata, costantemente avvolta com'è da una nuvola di crack.

Sean, family man, sta per sposarsi con un'attrice dipendente dai lassativi che, durante una romantica serata, abbiamo visto inondargli di diarrea la vasca a idromassagio. Lui scaccia questa immagine dai suoi ricordi concentrandosi ancora di più sulla puttanella (noi telespettatori invece non ci riusciremo mai). L'attrice, non sapendo si tratta di una studentessa reale, impersona la fantasia dell'amante vestendosi da scolaretta sexy. Lui le chiede quale sia la sua fantasia. Proprio quel giorno arriva a farsi operare un aitante nero con unghie di donna conficcate nella schiena e spiega di far parte di un club di scambisti in cui bei giovanotti neri scopano donne bianche sovrappeso di mezza età sotto gli occhi eccitati dei loro mariti cornuti. L'attrice incontinente, anche nota nel telefilm come "sparamerda", decide che quella è la sua fantasia. Vanno al club ma Sean, cornuto da sempre, non lo trova così eccitante.

Il momento più bello: Matt è sul set di un film porno gay dove, per 5000 dollari da spendere al più presto in droga e omogenizzati, si farà "sverginare" da un fusto grosso il doppio di lui; la moglie accorre per farlo desistere, lui le risponde "Volevo solo essere un buon padre di famiglia".
Sublime.
Cose così ti svoltano la serata.

Risposte ai problemi della vita, # 15

"Well, my theory on death is: first you're whisked down a long, dark tunnel towards a beautiful dark light, you suddenly get all the jokes you never got before, you let out a little chuckle and then you die"

Daphne Moon, Frasier

Occhio alla penna! Aaron Sorkin


Pubblicato su Telefilm Magazine n° 43, settembre 2008, rubrica "Occhio alla penna"

Prima di affermarsi come versatile autore di teatro, cinema e TV, Aaron Sorkin era un aspirante attore. Ma, come molti prima di lui, trovava lavoro più dietro il bancone che sul palco. Cameriere frustrato, inizia a scrivere casualmente, buttando giù appunti sui tovaglioli di carta del bar; poi passa la notte a riordinarli. Risultato, a 28 anni è un attore fallito ma ha 3 drammi di successo nel circuito off Broadway. Uno di questi approda al cinema con un cast all-star: è Codice d'onore.
L'ascesa hollywoodiana prosegue con Malice e Il presidente. Una storia d'amore. Per lavorare a quest'ultimo si rinchiude 2 anni in un hotel di LA. Ne esce con uno script esagerato, lungo 385 pagine, poi faticosamente ridimensionato alle canoniche 120.
Il materiale scartato non va sprecato: Aaron se ne serve per dar vita una serie TV centrata sulla Casa Bianca: West wing (1999-2006). E’ il suo 2° telefilm, dopo l'esordio sul piccolo schermo con Sports night (1998-2000) ispirato alle trasmissioni sportive che gli tenevano compagnia durante il suo ritiro nell'hotel.
West Wing è un trionfo: premiatissimo, già alla 1° stagione colleziona 9 Emmy. Così Sorkin, genio creativo istintivo, privo di metodo e disciplina, si trova a gestire 2 serie contemporaneamente. Lo stress lo trascina nella dipendenza da alcool e droghe. E’ arrestato in aeroporto con crack e funghi allucinogeni nella valigia. Anni dopo, uscito dal tunnel, esorcizza le pressioni dello show business con un serial sulla TV in diretta: Studio 60 (2007-08).

Tutti telefilm di Sorkin esplorano cosa avviene dietro le quinte di mondi esclusivi: l’industria dello spettacolo, le stanze del potere. Tutti hanno al centro una squadra affiatata di professionisti... molto loquaci: a Sorkin piace parlare, tanto, e questo si riflette nei suoi personaggi. “Qualcuno mi ha detto che scrivo come se fossi sempre al primo appuntamento con una ragazza.”
Conversazioni velocissime, battute ad effetto e monologhi memorabili sono il suo marchio di fabbrica. Per questo è stato chiamato a supervisionare i dialoghi di Schindler's list, Bullworth, Nemico pubblico. "Non ho storie da raccontare. Davvero. Ciò che amo è il suono e la musica del dialogo. Ecco cosa mi piace scrivere".
Il suo approccio creativo rispecchia l'irruenza e la spontaneità del parlato: poco a suo agio con plot strutturati, Sorkin non delinea l’arco narrativo delle sue serie ma segue l’ispirazione del momento. E questa non gli manca certo: per West Wing ha scritto 87 episodi in 4 anni. Più che prolifico… logorroico!

Occhio alla penna! Bill Lawrence



Pubblicato su Telefilm Magazine n° 42, luglio 2008, rubrica "Occhio alla penna"

A 39 anni, Bill Lawrence vanta un'intensa ed eterogenea carriera di sceneggiatore TV. Inizia giovanissimo e in grande stile: scrive per La Tata, poi entra nel team creativo di Friends. A soli 26 anni, firma la sua prima serie: è Spin City, con Michael J. Fox, un successo replicato per ben 6 stagioni. Da quel momento, lavorerà solo su progetti suoi, tracciando un percorso molto personale. Si allontana sempre più dai trionfi mainstream degli esordi e dal format tradizionale della sitcom, per giocare liberamente con i generi, ideando concept più innovativi, ma più rischiosi.


Nel 2001 crea per la NBC Scrubs, inedito mix di medical e commedia con un tocco surreale: la serie diventa subito un cult e, malgrado gli ascolti non altissimi, resiste tutt'ora in onda, alla sua 7° stagione. Lawrence sa conquistare, con la sua originalità, uno zoccolo duro di fan fedelissimi, “i miei nerd”, che lo sostengono in barba alle rigide leggi dei grandi numeri seguite dai network. Ogni anno Scrubs sembra sul punto di essere cancellata e la sua inaspettata longevità sorprende lo stesso Bill. Non sempre però il miracolo si ripete. L'ultima sua creatura, Nobody's watching (2006), passa alla storia come il fallimento di maggior successo della TV. Il progetto è ambizioso: un mockumentary su due ragazzi che vogliono ideare una sitcom. Il pilota è rifiutato dalla WB, ma diventa un fenomeno del web: grazie a Youtube acquista enorme popolarità e attira l'attenzione della critica specializzata che ne auspica, invano, la produzione.


Altro cult fuori dagli schemi è Clone High (2002-03), bizzarra serie animata su un immaginario liceo popolato dai cloni di personaggi famosi, da JFK a Cleopatra, risultato di un esperimento top secret del governo Usa per oscuri piani militari.


Lawrence è un grande fan dei Simpson e le sue creazioni hanno molto in comune con il celebre cartoon: il mix di generi e la loro parodia, l'accumulazione di gag e riferimenti culturali, le continue divagazioni mentali dei protagonisti. Per Bill, il difficile non è scrivere ma tagliare, tenere a freno la sua fantasia: si tratta di spingere al massimo sul pedale della comicità, ma senza mai oltrepassare la linea oltre la quale i personaggi non risulterebbero più credibili in situazioni drammatiche.


Volete conoscerlo meglio? Bill è sposato con l'attrice Christa Miller, meglio nota come Jordan, l'ex signora Cox. Quanto a lui, lo si vede spesso passare sullo sfondo nel Sacred Heart Hospital: aguzzate la vista!

Occhio alla penna! Darren Star

Pubblicato su Telefilm Magazine n° 41, giugno 2008, rubrica "Occhio alla penna"

Darren Star è l'autore di alcuni dei telefilm più amati degli ultimi 20 anni. E' il suo 1° script per il cinema, Galeotti sul pianeta terra, ad aprirgli le porte della TV: grazie a questa commedia adolescenziale, nel '90 è chiamato dalla Fox a ideare un teendrama per il celebre producer Aaron Spelling. Star pensa a due bravi ragazzi del Minnesota catapultati nella LA più glamour. Nasce Beverly Hills 90210 e con il suo facile appeal diventa il fenomeno televisivo del decennio. In un colpo solo fa decollare la carriera di Star, il neonato network e il decadente impero Spelling. La stessa squadra sforna subito un altro mega hit, Melrose Place. La serie trae spunto dalle vicende personali di Star che, da aspirante sceneggiatore, viveva in un appartamento a Hollywood. Ma a prevalere sull'autobiografia è il marchio Spelling e c'è ben poco di reale negli intrighi del patinato condominio californiano.


Per qualcosa di genuinamente autobiografico, dobbiamo aspettare Grosse point, nel 2000, satira sulla vita dietro le quinte di un immaginario teendrama, ispirata proprio all'esperienza di Star sul set di 90210, di cui lo show nello show è la parodia. Stavolta la critica è entusiasta, ma gli ascolti bassissimi. Stessa sorte era toccata alla soap Central Park West, nel '95, 1° tentativo di affrancarsi da Fox e Spelling.


La piena affermazione autoriale arriva nel '98 con un telefilm destinato a dominare culturalmente la decade successiva: è Sex & the City, vita e amori di 4 single a Manhattan, che Star forgia basandosi sulla rubrica settimanale della giornalista Candace Bushnell. E' il suo più grande successo. L'unico a mettere d'accordo critica e pubblico. In 6 stagioni vince 8 Golden Globe (24 nomination) e 7 Emmy (50 nomination). Intramontabile fenomeno di costume, 10 anni dopo approda trionfalmente al grande schermo. Approfittando della maggiore libertà offerta dal canale via cavo HBO, Star crea uno show che parla di sesso senza tabù e moralismi, una rivoluzione nel mondo dei telefilm. Anche perché a parlarne, in dialoghi espliciti e dissacranti, sono le donne. Sotto il glamour delle serie precedenti, poi, ora c'è il realismo di personaggi in cui è possibile identificarsi. Un cocktail perfetto di commedia piccante, dramma sentimentale e satira sociale. Star rispolvera la stessa ricetta nel 2007 per Cashmere Mafia, proponendo un altro quartetto femminile a NY. Ma la magia non sembra ripetersi.

Conoscendo Star, aspettiamo di vedere cosa ha in serbo per rivoluzionare la prossima decade televisiva.


Occhio alla penna! David Shore

Pubblicato su Telefilm Magazine n° 40, maggio 2008, rubrica "Occhio alla penna"


Fin da bambino, David Shore ha sempre voluto fare... l'avvocato. Ma già all'università si accorge che la giurisprudenza “non è divertente” e per sfogare la sua innata vena comica trasforma la gazzetta di facoltà in un giornale satirico. Poi, un bel giorno, a 31 anni, prende una “stupida decisione” che cambierà per sempre la sua vita: lascia lo studio legale, salta in macchina e guida dal Canada a LA, per diventare sceneggiatore di sitcom. Piuttosto rischioso per un avvocato senza alcuna esperienza di scrittura. Ma David pensa che, in caso di fallimento, avrà un aneddoto simpatico da raccontare ai suoi clienti.


Inaspettatamente, il suo sogno si realizza... a metà. Shore diventa sceneggiatore ma scopre di essere più drammatico che comico. Entra nello staff creativo di Due poliziotti a Chicago. Da allora, grazie all'esperienza forense, si specializza in legal e polizieschi: scrive per NYPD e The practice; è sceneggiatore ed executive producer di Family Law, Hack e Law & Order, per cui riceve 2 nomination agli Emmy. Nel 2004 propone alla Fox uno strano poliziesco in cui il detective è un medico e i cattivi sono i germi. E' House M.D., un successo immediato e planetario. La serie è nominata 2 volte agli Emmy come Best Drama e ne vince uno per l'episodio “3 Stories” scritto proprio da Shore.


Curiosamente, quando il progetto riceve l'ok dal network, non ha ancora un protagonista. Shore però sa che, a differenza dei delinquenti, i germi non hanno motivazioni e sente il bisogno di dare spessore alla sua serie. Vuole renderla meno meccanicistica e più character-driven. Nasce così Gregory House, medico geniale e scorbutico, uno dei personaggi più popolari della TV. Attraverso di lui, Shore può finalmente esprimere la sua vena umoristica. Ma sopratutto può approfondire le tematiche sviluppate nei lavori precedenti. Perché, che trattino di poliziotti, avvocati o medici, c'è un filo conduttore nei suoi script: è la predilezione per le situazioni controverse, in cui non c'è un'unica e chiara soluzione ma sono i personaggi a dover scegliere, e affrontare le inevitabili conseguenze. In passato, a un fan che gli chiedeva come mai i protagonisti di Law & Order riuscissero sempre ad acciuffare i colpevoli, Shore rispose che non era vero, citando 3 episodi in cui si sbagliavano... non a caso, erano tutti scritti da lui. Ora, ci spiega che House non parla di medicina ma di filosofia: come tutti buoni telefilm, presenta dilemmi etici, personaggi che si chiedono cosa sia giusto e cosa sbagliato. “E' meglio essere una persona buona o avere ragione?”.