Risposte ai problemi della vita, # 7

"Avete notato che le donne che hanno sacrificato la loro vita per una causa, Giovanna D'Arco, Madre Teresa, lo hanno fatto in silenzio e sono morte sole? Gli uomini, invece, finiscono sempre sotto i riflettori"

Gregory House, House M.D.

Heroes e l'11 Settembre. La teoria di una telespettatrice complottista

"At first, the world will mourn. They'll be united in grief. And then, they'll just be united".

Nathan Petrelli


Un uomo molto ricco e potente, manovratore di politici, avvertito dell'imminente esplosione che raderà al suolo New York, decide di lasciare che avvenga. Per poi sfruttare il clima di terrore e disperazione della nazione, facendo di un uomo politico in declino il leader della ricostruzione, l'uomo che ridarà speranza a una nazione ferita. La popolazione si unirà attorno a lui, la sua popolarità e il potere dell'establishment saranno enormi: ogni dissenso sarà spontaneamente messo da parte, non ci sarà spazio per le critiche. L'odio per i responsabili della tragedia, dei “diversi” nascosti tra gli americani, legittimerà il controllo sociale, l'uso della forza e la caccia alle streghe contro tutti i diversi.


Di cosa sto parlando? Di Heroes, naturalmente. Del diabolico piano di Linderman, dell'ascesa al potere di Nathan Petrelli, della politica di repressione e sospetto verso tutti gli uomini con poteri speciali. Perché, pensavate a qualcos'altro?!?

... anche voi?

Effettivamente, il tutto suona familiare, incredibilmente simile agli avvenimenti legati all'11 Settembre 2001. E a una certa lettura, non ufficiale ma ormai sempre più diffusa, di quegli avvenimenti. Pensateci: l'esplosione di New York; l'improvvisa popolarità di Bush; la limitazione dei diritti civili; il sospetto generalizzato verso tutti i dissidenti, gli stranieri, i “diversi”.
Se ancora non siete convinti, potete guardare, nell'episodio 20, la scena della commemorazione ufficiale delle vittime in occasione dell'anniversario della strage, con la bandiera americana sulle macerie di Manhattan... impossibile non pensare a Ground Zero.


Ecco allora svelato, a mio parere, uno dei motivi del successo americano del telefilm: Heroes è il grande sogno ad occhi aperti collettivo di una nazione ferita, il sogno di poter tornare indietro nel tempo e impedire la tragedia delle Twin Towers... con l'aiuto di un gruppo di supereroi.

Non sarebbe bello se un uomo volante, un artista preveggente e un impiegato in grado di piegare il continum spazio-temporale riuscissero a portarci indietro nel tempo e cancellare l'11 Settembre dalla storia? Non solo le vittime dell'esplosione sarebbero ancora vive, ma il mondo intero sarebbe un posto migliore. Questa è probabilmente la più grande fantasia americana del momento. Se escludiamo quelle che riguardano Jessica Alba e Angelina Jolie.


Un ultimo spunto di riflessione: è proprio nei giorni immediatamente successivi all'11 Settembre che si è iniziato a parlare di "heroes". Erano i pompieri morti nelle torri gemelle tentando di salvare chi non poteva essere salvato. Heroes che cercavano coraggiosamente di impedire l'inevitabile.


Risposte ai problemi della vita, # 6

"I'm fine. I'm disgusted with my life and myself, but I'm not unhappy about that".

Hank Moody, Californication

XXX Files. Le avventure di uno scrittore in crisi in una LA più calda che mai

... uff, per un pelo! Lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood non ha coinvolto il mio telefilm preferito di questo autunno che ha potuto così proseguire fino all'ultima attesissima puntata, andata in onda negli USA appena qualche giorno fa. E qui, una volta tanto, non si parla di di medici, malattie, autopsie ma di sesso in California. Meglio, no? E' Californication e prima o poi approderà anche da noi, nonostante i contenuti piuttosto hard, perché è difficile ignorare una serie che ha per protagonista David Duchovny alias l'amatissimo agente Fox Moulder.

Duchovny torna sul piccolo schermo nei panni, spesso e volentieri succinti, di Hank Moody, scrittore newyorchese trapiantato suo malgrado a Los Angeles. Hank è in crisi creativa dopo che il suo ultimo romanzo "God hates us all" è stato trasformato in uno stucchevole film hollywoodiano intitolato "Crazy little thing called love" e in crisi esistenziale dopo che la sua compagna di una vita l'ha lasciato per un altro uomo. Ma niente paura, non si tratta di un dramma deprimente sul blocco dello scrittore, la crisi di mezza età, le aspirazioni fallite da annegare nell'alcool. Perché, come il titolo della serie lascia ben intuire, il nostro Hank non si consola solo con il whisky...
Solo nel primo episodio lo vediamo scappare per strada in mutande inseguito da un marito inferocito (e tentare, nella fuga, di spiegargli come trovare il clitoride della moglie), fare sesso orale in chiesa con una suora ("Sweet baby Jesus, Hank is going to hell"), trovare una donna nuda ad aspettarlo in casa proprio mentre rientra con la figlia dodicenne (anzi è lei che la scopre: "There's no hair on her vagina, do you think she's ok?" "I'll check"), andare a letto con una ragazza che lo prende a pugni durante l'orgasmo e che si scoprirà presto essere la figlia del suo capo... nonché minorenne.

Ma a Hank perdoniamo volentieri tutto. E ci troviamo anche a fare il tifo per lui, per la leggerezza con cui sembra vivere ogni cosa, sempre pronto a ridere di quello che gli succede, perseguendo l'autodistruzione con la battuta pronta (che gli costa immancabilmente un occhio nero) e il sorriso sulle labbra. E' la leggerezza di chi è disperato e pensa di non avere più nulla da perdere. Perché ha già perso tutto: la sua famiglia.
Duchovny è perfetto nella parte: barba di 3 giorni, faccia tosta, occhio triste, sguardo seducente; riesce a rendere immediatamente simpatico un personaggio che, sulla carta, potrebbe risultare solo un fallito triste o un gran bastardo.
Attorno a lui, un gran bel cast: l'ex compagna ha il viso bello e intelligente di Natascha McElhone, l'amante ribelle di Truman Show; la figlia è Madeleine Martin, dolce e punk al tempo stesso; l'ambigua figlia del capo è Madeline Zima, ex brava bambina di La Tata; l'agente letterario in vena di sperimentazioni sessuali è Evan Handler, già marito di Charlotte in SETC.

I 12 episodi della prima stagione, appena conclusa, sono un mix riuscito di dramedy sentimentale, farsa comica ed esplorazione senza pudori dei costumi sessuali di una nazione, la superficialissima California del Sud.
Una sorta di Sex and the city al maschile, in cui è un uomo, questa volta, a darsi da fare in città. Con il pensiero mai sopito che la persona giusta sia la prima di tutta la lunga schiera, l'ex compagna, che sembra ormai irraggiungibile. Come lo era Mister Big...
Di SETC Californication riprende l'approccio esplicito e senza censure al sesso, spingendosi, se possibile, anche qualche passo oltre. L'onirica sequenza d'apertura del primo episodio illustra efficacemente il punto. I puritani sono avvertiti.

Strike! Il delirio di una telespettatrice terrorizzata dallo sciopero degli sceneggiatori

Anche i ricchi scioperano. Gli sceneggiatori di Hollywood, i più pagati del mondo, chiedono alle produzioni una percentuale sugli utili del download di film e telefilm dal web. Fino ad allora, non scriveranno più una parola.
Le conseguenze sulla TV di uno sciopero a oltranza non sono difficili da immaginare. La maggior parte dei telefilm viene scritta man mano che la produzione procede, così si calcola che tra poco i network statunitensi avranno esaurito gli episodi già pronti.

1° settimana di sciopero. Comincia l'ansia dello spettatore che non sa quanti episodi del suo telefilm preferito gli restano ancora da vedere. Palpitazioni, sudorazione intensa, attacchi di panico, nei casi più gravi gli appare in sogno Dr. House e somministra 10 mm di atropina.

2° settimana. Le prime vittime: serie seguitissime sono troncate a metà. I fan più accaniti si rifiutano di credere alla fine e a dispetto di tutto aspettano ostinati l'avvento del prossimo episodio, come Linus con il Grande Cocomero.

3° settimana. Al posto di Lost mandano in onda le repliche di La casa nella prateria. I soliti fan accaniti si convincono che è una geniale trovata degli sceneggiatori: un'allucinazione di massa, variazione sul tema della classica puntata col personaggio che si addormenta e si risveglia nel passato per poi scoprire che è tutto un sogno. A conferma, cercano somiglianze tra John Locke e Charles Ingalls. A sorpresa, le trovano: due uomini di fede, due leader morali delle rispettive comunità...

4° settimana. Altri show si interrompono bruscamente. Molti ne approfittano per guardare programmi registrati e accumulati negli ultimi sei mesi nei loro TiVo. Molti scoprono che se non li avevano guardati al momento c'era un motivo.

5° settimana.
Con CSI fuori onda, termina il corso di aggiornamento per criminali: a corto di trucchi per nascondere le tracce, a centinaia vengono arrestati dalla scientifica.

6° settimana. Di fronte all'ennesima replica di Sanford & Son, qualcuno prova a leggere un libro, qualcuno si da al giardinaggio, qualcuno si toglie la vita. Qualcun'altro scopre di non averne una e guarda l'ennesima replica di Sanford & Son.

7° settimana.
In tutto il paese, centinaia di invasati si aggirano per i corridoi degli ospedali: insistono per parlare con le infermiere di lupus e malattie autoimmuni, somministrano epinefrina, cercano di flirtare con medici attraenti.

8° settimana. Mr. Smith corona il suo sogno e finalmente riesce a rivedere quella vecchissima puntata di Arcibaldo che pensava non avrebbero mai più trasmesso in TV. Tutti gli altri partecipano a quello che sarà ricordato come il grande boom delle nascite del 2008.

9° settimana. Una folla inferocita si riversa per le strade con i forconi in mano e, in puro stile cittadinanza di Springfield, decide di bruciare il più vicino osservatorio.

10° settimana...

Piccola Parentesi Personale. La lotta interiore di una spettatrice sempre più rammollita

Non posso farci niente. Da quando hanno cambiato il giorno di programmazione, Grey's Anatomy mi fa tutto un altro effetto: di giovedì, anche i personaggi che ho sempre trovato irritanti mi coinvolgono nei loro drammi. Mercoledì ridevo di loro, ma giovedì il mio scetticismo sparisce, le mie difese crollano.

Non mi era chiaro il motivo di questa mia nuova, incomprensibile, insopportabile partecipazione emotiva del giovedì... La luna in capricorno? Saturno contro? Troppo vino? Ho una seconda personalità ed è una rammollita (praticamente il contrario di Niki in Heroes)
?

Ma poi ho capito. Giovedì a Milano è la sera delle conferenze alla Design Library. Il mio designer di casa, messo davanti alla drammatica scelta tra una serie sulle disgrazie di medici e pazienti di un ospedale fittizio e una serie di arzilli architetti che parlano dei loro giorni di gloria, ha scelto la seconda... in 3 secondi netti. E tutto è cambiato...
Finora avevo avuto accanto lui che, con
raro cinismo, in ogni momento drammatico riusciva a rovinare tutto il pathos con una insulsa battutaccia. E ne aveva sempre pronta una peggiore appena sentiva odore di romanticismo. Un tempismo ammirevole.
Era lui il mio antidoto. Ora non sono più immune.
Ma non voglio farmi coinvolgere dalle disgrazie di Meredith & Co. Aiuto!
Intubatemi. 10 milligrammi di atropina, presto! Mi sto perdendo...
Ora del decesso del mio cinismo: 21.30. Di giovedì, naturalmente.

Risposte ai problemi della vita, # 5

"Arriva il momento in cui un uomo si chiede se vuole una vita felice o una vita con un significato. Per essere davvero felice, deve vivere totalmente nel presente, nessun pensiero su ciò che è stato, nessun pensiero su ciò che lo aspetta. Mentre in una vita con un significato, un uomo è condannato a indulgere nel passato e angosciarsi sul futuro".

Mr. Linderman,
Heroes