Il panettone è servito. Come sfornare lo stesso film tutti gli anni... e vivere felici

Pubblicato su HOTDOG, Aprile 2004
... dopo aver visto film che voi umani non potete neanche immaginare

E anche questo Natale ce lo siamo levati dalle palle”. Amen. Così filosofeggiava Christian De Sica nell’indimenticabile Vacanze di Natale. Da quel primo film dell’83, ormai oggetto di culto, sono passati venti Natali e con essi molti altri film... da toglierci dalle palle. I fratelli Vanzina avevano creato più di una semplice commedia: il film sulle vacanze natalizie degli italiani era destinato a diventare una serie. Gli elementi forti del primo film sono stati estrapolati e ricombinati, gli ingredienti migliori rimescolati per creare la perfetta ricetta natalizia, il film che ogni italiano avrebbe scelto in questi ultimi venti anni di andare a vedere con gli amici o la famiglia durante le feste. Carlo ed Enrico Vanzina, Enrico Oldoini e Neri Parenti che si sono avvicendati alla regia della saga natalizia e il produttore Aurelio De Laurentis hanno via via perfezionato la formula magica per il dominio del box office. Una formula collaudata e infallibile che ogni anno sbaraglia la massiccia concorrenza dei film delle feste. Non solo, ma il film vacanziero si piazza ogni volta al primo o al secondo posto nella classifica degli incassi dell’intero anno, superando le grandi produzioni hollywoodiane. Nessun altro film italiano arriva a tanto.
Il piacere della serialità consiste nel ritorno dell’identico, nel rivedere e riconoscere il già noto, apprezzandone però le piccole variazioni. Un perfetto esempio di serialità cinematografica è la serie di 007: un agente cool, un caso internazionale, luoghi esotici, belle donne, una buona e una cattiva, humor inglese, canzone accattivante per i titoli di testa. Una formula con infinite variazioni. Lo stesso vale per Vacanze di Natale (anche se Fleming avrebbe avuto da ridire sul paragone) la cui ben studiata formula prevede una buona dose di elementi ricorrenti, variazioni sul tema e necessari aggiornamenti (l’annuale aggiornamento di comici televisivi, hit da discoteca, modelle di successo).
E’ stato detto che il piacere dello spettatore di serie cinematografiche o televisive è simile a quello del bambino che vuole sempre farsi raccontare la stessa favola, quella che gli è già piaciuta una volta. Andiamo allora a scoprire come funziona la favola di Natale preferita dagli italiani.
I personaggi
I protagonisti sono uomini con una buona dose di difetti, la battuta pronta e sempre un po’ sopra le righe. Sono industrialotti milanesi, romani un po’ trucidi, carabinieri, mariti infedeli, padri di famiglia alle prese con figlie adolescenti che farebbero di tutto per incontrare Luke Perry o per diventare letterine e sposare un calciatore. Un surrogato della comitiva eterogenea che si forma in tante situazioni vacanziere.
Sono personaggi con cui l’italiano medio può identificarsi abbastanza da credere in loro e nelle vicende in cui sono coinvolti. Lo spettatore italiano, forse con poca fantasia ma con una buona dose di autoironia, preferisce riconoscersi sullo schermo piuttosto che identificarsi in un modello altro e irraggiungibile come James Bond. Spesso è presente un plot parallelo con i figli dei protagonisti per accontentare il pubblico dei giovanissimi. Al tutto bisogna aggiungere un paio di bellissime donne che permettono di costruire la trama su equivoci farseschi, con le necessarie scene piccanti. Perché, come sentenzia De Sica alias Comandante Trivellone, “Le italiane in vacanza sono le più troie” (sic, ahimé).
La vacanza
Già, la vacanza: possibilmente all’estero, il viaggio aggiunge ogni anno quel pizzico di novità al nuovo capitolo della saga e permette ai personaggi di dare il meglio o il peggio di se, di essere più liberi e un po’ buffoni, come è capitato un po’ a tutti in vacanza. La trasferta permette anche a ogni film di giocare con i più scontati stereotipi sul paese di turno. Amsterdam è la città della trasgressione quindi il direttore dell’albergo è gay, o meglio è la caricatura di un gay, così come il maggiordomo, mentre Boldi e il genero vanno in un locale a luci rosse con tavoli umani, fatti da belle ragazze nude distese, in cui servono “gnocchi alla gnocca”. In Egitto i Fichi d’India sono vittima di un’antica maledizione dei faraoni mentre tutti gli altri sono colpiti da una più comune maledizione che affligge il turista e, lo avrete capito, i peti abbondano.
Il cast
Ma tutto questo non basterebbe ad assicurare il successo se questi pur efficaci personaggi non fossero incarnati da un tale Christian De Sica e un certo Massimo Boldi, ormai insieme da più di vent’anni, un’istituzione che legittima ogni nuovo film come “Il Film di Natale”. Il romano e il milanese, il playboy e il padre di famiglia, il mascalzone e il perdente, i due sono complementari e formano una coppia ben assortita, un po’ come Totò e Peppino. La loro presenza è una promessa: il pubblico sa che ritroverà lo stesso sapore dell’anno precedente.
Accanto a loro, un nutrito gruppo di comici televisivi di successo, variabile, da aggiornare secondo il momento. In questi anni si sono avvicendati Jerry Calà, Ezio Greggio, Alberto Sordi, Diego Abatantuono, Andrea Roncato, Nino D’Angelo e Nino Frassica, Enzo Salvi, i Fichi d’India. E poi una modella o una bella attrice da unire al cast, meglio se già popolare tra il pubblico. In molti casi nella parte di se stessa. Dopo la biondina Karen Hunf del primo film, oggetto del desiderio del proletario Amendola, hanno partecipato alla saga Ornella Muti, la Cucinotta, Carmen Electra, le spagnole Nuria De la Fuente e Mabel Lozano, Clarissa Burt, Giulia Montanarini. Ma il vero colpaccio è stato Megan Gale in Vacanze di natale 2000, la star della pubblicità della telefonia mobile, il nonplusultra del nazionalpopolare, non a caso nella parte di se stessa. Un grande successo anche le quattro letterine di Natale sul Nilo.
La trama, le gag
La parola d’ordine è far ridere e per raggiungere l’obiettivo non ci si ferma davanti a nulla. La trama del film è al servizio delle gag, molto simili da un film all’altro. Le scene comiche ruotano per lo più intorno a equivoci e inganni tra coniugi o tra padri e figli. In Merry Christmas De Sica ha due mogli e si ritrova con le due famiglie, inconsapevoli dell’inganno, nello stesso albergo: dovrà destreggiarsi tra mille scuse ed espedienti. Analogamente, in Natale sul Nilo lo stesso De Sica va in crociera con moglie, figlio e la di lui fidanzata, con cui ha avuto in passato un’avventura: dovrà far di tutto per non trovarsi nello stesso posto con moglie e amante, a costo di fingere un attacco intestinale e chiudersi in bagno o di travestirsi da mummia. Nello stesso film, Boldi, padre preoccupato che corre dietro alla figlia, viene scambiato per un maniaco. Frequenti gli scambi di persona, fonte di prevedibili situazioni comiche: la moglie buona e la gemella disinibita (Vacanze di natale ’95) o la moglie morta e la gemella assatanata (Vacanze di Natale ’91), lo scambio di neonati alla nascita (Natale in India), il caso di omonimia con conseguenti errori nell’assegnazione delle stanze d’albergo e inevitabile scambio di coppie (ancora il ’91).
Il tutto è spinto oltre i limiti del verosimile, con risvolti apertamente farseschi... Per sfuggire a due pericolosi rapinatori, Boldi si rifugia in un negozio a caso; ne esce con il piercing sul “tronchetto della felicità”; poi cerca di rubare un’auto usando il piercing come chiave per scassinarla ma resta incastrato nella portiera; non solo ma per tentare di liberarsi, su suggerimento di De Sica, si muove ritmicamente avanti e indietro e viene arrestato per atti osceni con un’auto. O ancora Boldi, in preda a un forte attacco intestinale, si libera dentro una piramide, nascosto in un angolo, e usa le bende i un’antichissima mummia come carta igienica.
Ad altri attori, come i Fichi d’India, sono affidati parti ancora più farsesche, fatte di travestimenti e di una comicità più fisica, a volte da cartone animato, pensate per il pubblico infantile. Infine, per la gioia di grandi e piccini, una buona dose di rutti, peti, bisogni corporali.
Il film è fatto per piacere al pubblico di tutte le età e le estrazioni sociali. Così, per non rischiare, il ritmo è abbastanza lento da rendere la trama comprensibile anche allo spettatore più distratto, tutto è esplicito, spiegato, niente è sottinteso o sottile, le gag sono preparate con tanto anticipo da risultare, alla fine, prevedibili. Ma nessuna battuta deve andare sprecata. E casomai qualcuno fosse un po’ duro d’orecchi, c’è sempre Salvi che urla come un indiavolato.
Le battute
Le battute si succedono con un buon ritmo. Gli insulti vanno forte: “Brutto maniaco sordomita!”, “Ma che c’hai le orecchie panate?”, “Fermati avvocato del foro, te lo faccio io il foro”,“E chi sei er cocchiere de Dracula? Sei proprio n’infame!”. Ma anche Le “metafore” sessuali non sono male: “C’ho er tronchetto della felicità che grida vendetta”, “C’ho un calippo in mezzo alle gambe”, “Te faccio vedé er puntale co’ tutte le palle colorate”, “Mostraje la sequoia” (De Sica al figlio timido prima di un appuntamento). Il tutto condito con una buona dose di romanità, data da De Sica e dall’immancabile Enzo Salvi detto Er Cipolla.
La musica
Un altro elemento importante nel successo della saga natalizia è la musica. Parte della riuscita del primo film è da attribuire alla colonna sonora che alternava grandi successi degli anni ’80 come “Moolight shadow”, “Sunshine raggae” e “I like Chopin”. I film successivi hanno imparato la lezione del primo, perfezionandola e rendendola essenziale: dalla colonna sonora al tormentone. Si tende a giocare tutto su una sola canzone, magari già conosciuta e apprezzata dal pubblico durante l’estate precedente. Semplice ed efficace. Non c’è neanche il rischio di lanciare un nuovo pezzo come fa ogni anno il film di 007.

La promozione
Infine, ad assicurare che tanto lavoro non vada sprecato, c’è il lancio pubblicitario: De Laurentis spende un terzo del budget in pubblicità, pratica abituale per i film hollywoodiani ma insolita per i nostrani. L’imperativo è la visibilità, tutti devono sapere che è uscito il nuovo film di Natale. Ed effettivamente anche chi non è interessato è sempre al corrente di ogni nuova uscita della saga. Così, oltre ai tradizionali trailer, vediamo spot e special sul film nelle più viste trasmissioni TV, dalle partite dell’Italia a Striscia la notizia. Una campagna a tappeto che puntualmente dà i suoi frutti.
La ricetta più amata dagli italiani
Tutti questi ben dosati ingredienti fanno del film vacanziero uno dei maggiori incassi dell’anno. Il successo della sua formula ci mostra chiaramente quali sono le richieste del pubblico italiano. Due i grandi bisogni da colmare: divertirsi e riconoscersi.
Divertirsi vuol dire innanzitutto ridere, possibilmente senza pensieri, senza sforzi e senza sorprese: tutto è facile, prevedibile e ripetuto, frequente lo humour fatto di rutti e peti, infantile ma sempre valido. Preferibilmente, ridere con comici italiani: Natale con i tuoi, siamo in vena di tradizioni e ricette casalinghe. Ma divertirsi vuol dire anche eccitarsi, solleticarsi con scene piccanti e magari qualche nudo: il film di Natale, soprattutto quello degli anni ’90, è rivolto principalmente ad un pubblico maschile e ricicla il soft porno trash degli anni ’70 riscattandolo, portando situazioni del cinema trash in un film mainstream, ad alto budget (De Sica e Boldi che spiano Megan Gale che fa la doccia non sono tanto lontani dal Pierino di Alvaro Vitali).
L’altro grande bisogno colmato dal film di Natale è quello di riconoscersi. Riconoscersi nei personaggi, sempre realistici, persone comuni. E riconoscersi nel mondo rappresentato, nelle sue coordinate: le star dello spettacolo, le hit del momento, i riferimenti alle più seguite trasmissioni TV, molto frequenti negli ultimi film (Natale sul Nilo, ad esempio, si apre con Saranno famosi e Maria De Filippi, prosegue con le letterine e fa il verso a una nota pubblicità).
Ma riconoscersi vuol dire soprattutto riconoscersi nel rituale del Natale. Vediamo personaggi che vivono le stesse esperienze che stiamo vivendo noi, nello stesso momento. E ci piace. Questo bisogno nel pubblico americano è colmato dalle sitcom che riproducono in tempo reale i rituali della vita degli spettatori: settimana dopo settimana, gli spettatori di Friends vivono ogni esperienza, le festività o il superbowl, in contemporanea con i loro beniamini sullo schermo e se ne sentono complici. Analogamente, in Vacanze di Natale, ogni anno spettatori e personaggi sono accomunati da regali, cenoni e dallo spirito vacanziero.
Il ritorno annuale del film natalizio, poi, diventa un punto di forza in un periodo dell’anno fortemente ritualizzato. Ogni nuovo film si appoggia sul successo dei precedenti che lo rende un appuntamento imperdibile. Così, dopo vent’anni, la saga è diventata un’istituzione del nostro Natale, una presenza fissa e un rituale da osservare come il presepe e il cenone. Boldi e De Sica sono un po’ come i parenti che vediamo una volta l’anno per le feste. In quest’ottica anche le gag ripetitive fanno parte di una tradizione da osservare. Il film vacanziero è un rituale che parla di un rituale.
Così, ogni anno il film è il primo incasso delle feste, battendo anche l’unica altra istituzione cinematografica del Natale: il cartoon della Disney. Anche questo ha la sua ricetta collaudata, fatta di eroi ed eroine, gag e canzoni d’amore, ma sembra un piatto troppo esotico e il pubblico italiano ne è meno ghiotto. Solo Nel 1997 il film di Boldi e De Sica è scalzato dalla vetta della classifica per mano di un altro film italiano: era Tre uomini e una gamba, di e con Aldo, Giovanni e Giacomo. Una ricetta diversa, con una comicità più raffinata, ma che riusciva a soddisfare il desiderio del pubblico di divertirsi con ben conosciuti comici italiani della TV, in ruoli di persone comuni, in una miriade di situazioni comiche non necessariamente supportate da una trama complessa. Ma l’evento non si è ripetuto. E mentre anche la Disney è ora in difficoltà ed è già stata costretta a cambiare la sua ricetta, Vacanze di Natale resta l’unica vera istituzione, senza rivali, come il panettone. Magari un anno è davvero buono, l’anno dopo meno, ma non ha molta importanza: la maggior parte degli italiani lo mangerà comunque.

*** ATTENTI A QUEI DUE. Gli immarcescibili, inossidabili, inevitabili
Dopo Stanlio e Ollio, Spencer Tracy e Kathrine Hepburn, Topolino e Pippo, ecco la più grande coppia che il cinema ricordi. Fedele, longeva, affidabile, inevitabile. Christian De Sica e Massimo Boldi, Arlecchino e Pulcinella del cinema italiano, insieme da venti lunghi anni. Galeotto fu Vacanze di Natale ‘90, l’incontro si rivelò fatale, l’alchimia perfetta, l’umorismo letale. I due avrebbero fatto scintille in vacanza insieme. A St Moritz, da buoni amici, si scambiano le mogli o si danno una mano per farle fuori. Ad Amsterdam si fanno il piercing e vengono arrestati per tentato stupro di un’auto. Nel deserto del Sahara acciaccano lo scarabeo sacro, rischiano la decapitazione e De Sica convince Boldi a bere la propria urina. In India giocano a guardie e ladri. Parafrasando un certo Murphy: sorridete, poteva andare peggio... vi ricordate Jerry Calà?
*** DIETRO LE QUINTE: DUE CHIACCHIERE CON LO SCENEGGIATORE FAUSTO BRIZZI
Parliamo con Fausto Brizzi, sceneggiatore, che con Marco Martani e Lorenzo De Luca forma il trio dietro il film di Natale degli ultimi anni, da Bodyguards fino a Natale in India. I tre hanno trasformato quella che nei film degli anni ’90 era diventata una successione di gag in una commedia più strutturata, in cui i momenti comici si inseriscono in una trama articolata. E i frutti del loro lavoro si sono visti: Natale sul Nilo, con i suoi 40 milioni di euro d’incasso, è il più grande successo della saga finora, un record assoluto.

# Da cosa si parte nello scrivere l’ennesimo capitolo della saga vacanziera?
Si parte dagli attori. Il processo è inverso a quello di ogni altro film: i personaggi sono modellati sugli attori, la sceneggiatura è cucita loro addosso su misura. Boldi e De Sica ormai sono due maschere, la vittima e il carnefice, ormai congelati nei loro ruoli. Lo script dovrà allora prevedere un mascalzone romano con possibile trama sentimentale e un tipo più tranquillo e un po’ sfortunato, un padre di famiglia milanese a cui ne capitano di tutti i colori.

# Cosa si aspetta il pubblico da questi film, cosa piace?
E’ un film per ridere, l’importante è non tradire questa aspettativa.

# In questi anni si sono avvicendati vari registi...
Vanzina è più bravo con le battute, Parenti con le gag, dopo la scuola dei Fantozzi... Ma queste sono differenze note solo agli addetti ai lavori, al pubblico poco importano questi dettagli: per tutti gli spettatori ogni nuovo capitolo della saga è semplicemente “Il film di Natale dei Vanzina”.

*** CANTI DI NATALE
Vacanze di Natale: “I like Chopin” di Gazebo
Vacanze di Natale ‘95: “Me and you” di Alexia
Merry Christmas: “I pay my dues” di Anastacia
Vacanze sul Nilo: “Aserejé” di Las Ketchup
Vacanze in India: “Jogi” di Panjabi MC

*** DALLE ALPI ALLE PIRAMIDI
Da Cortina al Nilo, da St Moritz al Sahara, hanno esplorato l’est e l’ovest, invaso le piste da sci, turbato le vite degli indigeni, distrutto tesori archeologici e si sono mesi in ridicolo in ogni modo immaginabile... sono gli italiani in vacanza, specie molesta ma coriacea. Iniziò tutto a Cortina, negli anni ’80. Due “amici di stadio” De Sica e Amendola, tra piste da sci e storie sentimentali dai risvolti inaspettati (De Sica, sorpreso a letto con uomo, spiega al padre che non è gay: è “moderno”). La coppia ritorna in tutte altre vesti e va in vacanza in America, sempre sotto la guida dei Vanzina, con De Sica nei panni dell’indimenticabile Don Buro. Ancora con loro Jerry Calà che ricordiamo per sublimi raffinate battute come “questa non è Las Vegas, è La sfigas!”. Poi niente più vacanze fino al 1990. Nel frattempo la comitiva cambia, via Amendola dentro Ezio Greggio e Diego Abatantuono. Si va a St Moritz, dove i mariti tramano per liberarsi delle rispettive mogli. Ancora a St Moritz l’anno successivo con ospiti d’eccezione Albertone e Ornella Muti, ma stavolta i mariti frustrati si organizzano meglio: Boldi e De Sica si scambiano le mogli, una romana trucida in cambio di una nordica disinibita. Nel ’95 vacanze più intimiste, solo Boldi e de Sica con famiglie al seguito, ma si vola fino ad Aspen, Colorado, nella speranza di incontrare Luke Perry. Per il capodanno del 2000 si torna sul luogo del delitto: Cortina d’Ampezzo, per organizzare una grande festa di fine anno tra mille difficoltà, amanti cubane e famiglie napoletane. Nel 2001 i nostri eroi volano ad Amsterdam, dove il pilota bigamo Fabio Trivellone, un nome un programma, deve destreggiarsi tra le due famiglie, Boldi si fa il piercing al “tronchetto della felicità” e trascina il genero romano trucidissimo in una vacanza sfrenata e trasgressiva. La stessa comitiva, con Fichi d’India e Cipolla al seguito, va in crociera sul Nilo: De Sica è un mandrillo impenitente (“un nodo me ce farei a sto rapace!”) e si divide tra moglie e amante; Boldi, padre premuroso, si fa tatuare il ritratto della figlia su una chiappa e poi lo mostra a tutta Abu Sinbel nel tentativo di rintracciarla; Salvi è Oscar Tufello, manager pappone delle Letterine. E infine l’India, dove facciamo la conoscenza di due clown del circo, del rapper trash Vomito che scandisce a suon di rutti e peti le sue canzoni, e dove si ricongiungono i destini di un giudice milanese salutista e new age e di un ingegnere romano disonesto e maschilista: siamo sicuri che avete già capito chi sono tutti questi personaggi... L’anno prossimo? Vacanze su Marte, per vedere se esistono forme di vita più primitive dei Fichi d’India.

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