Dirt. Il piacere proibito di una telespettatrice morbosa

Se siete stufi degli heroes della domenica che fanno a gara per salvare il mondo.
Se siete sempre stati attratti dal lato oscuro della forza.
Se da piccoli amavate Crudelia Demon.
Se la pensate come Mark Twain che apprezzava il paradiso per il clima ma gli preferiva l'inferno per la compagnia.
Allora non potete perdere Dirt, domenica sera su La7, il nuovo telefilm con Courtney Cox.

Se poi siete anche i tipi che si divertono con le riviste più pettegole e godono nello scoprire chi ha tradito, chi si è spogliato, chi - orrore! - è ingrassato... beh, sicuramente lo conoscete già e non ne avete perso neanche un minuto. Perché Dirt è ambientato nel sordido mondo della stampa scandalistica.

Chi ha visto i primi due episodi sa che la protagonista è l'algida Lucy Spiller, direttrice della rivista "Dirt Now!" - un nome un programma. E che non si ferma davanti a nessuna bassezza per ottenere i suoi scoop.
Lucy vive per il lavoro, in un mondo di squali in cui è allo stesso tempo carnefice, con i suoi scoop, e vittima, perché al primo passo falso c'è già chi è pronto a prendere il suo posto.
Ma anche lei ha, in fondo, un lato umano: così, dopo ogni battaglia vinta con l'ennesimo colpo basso, la vediamo la sera nella sua splendida casa, in compagnia del suo fedele... vibratore (una presenza importante nello show, forse sarà candidato a un Emmy, poi l'immancabile spinoff).

Ora, io non rientro nei lettori di questi giornali, non ho mai neanche guardato un reality, non conosco nomi e non riconosco facce dei vari vip televisivi italiani... ma inspiegabilmente, o forse proprio per questa mia lunga astinenza dal pettegolezzo mediatico, provo un piacere morboso nel guardare Dirt. Ecco, ho fatto outing. E non mi discolperò dicendo che è un telefilm bellissimo e che è scritto così bene che è impossibile resistergli; anzi ammetto che i personaggi non sono abbastanza riusciti e si sfiora pericolosamente il trash. Insomma, c'è di meglio in TV e non so se vedremo mai una seconda stagione di Dirt. Eppure...

Non so voi, ma è con un misto di orrore e fascinazione che io guardo Lucy ordire tranelli, corrompere e ricorrere ad ogni tipo di meschinità. Seminando vittime in un mondo, quello dello spettacolo, in cui l'immagine è tutto e una foto rubata può decidere la vita o la morte di una star.

E' un po' come guardare quei documentari con il coccodrillo che in 10 secondi fa a pezzi la gazzella...

Aiuto, credo che il lato oscuro stia prendendo il sopravvento dentro di me. Datemi un casco nero e una spada laser.

Risposte ai problemi della vita, # 4

"The country runs better with a good looking man in the white house. I mean, look what happened to Nixon: no one wanted to fuck him, so he fucked everyone"

Samantha Jones, Sex & the City

Scrubs: "Your world's become a musical, and your doctors speak in rhymes!"

Guardo sempre volentieri Scrubs. Anche se i suoi momenti migliori sono passati da tempo. Anche se le gag con l'inserviente sono ormai stanche e fiacche. Anche se la serie forse ha già saltato lo squalo da un pezzo. O se non lo aveva ancora fatto, ci è andata vicino un paio di episodi con la scena in cui JD affida la decisione di abortire a una monetina, o subito dopo con l'apparizione di Gesù che parla contro l'aborto (non blasfema, semplicemente fiacca... aspetta, o forse questo è dovuto alla censura italiana?!).

Guardo volentieri Scrubs perché adoro i suoi personaggi: il sarcasmo di Cox, il cinismo della ex moglie, la perfidia di Kelso, la parlantina di Carla, le nevrosi di Elliot, l'adorabile spirito infantile di JD e Turk. Per non parlare dell'umorismo a senso unico del Todd.
Lo guardo per il suo gusto surreale e per il mix perfetto di comicità e sentimento.
E perché anche in un episodio poco riuscito arriva sempre a tradimento qualche battuta che mi fa sganasciare dalle risate.
Il tutto senza mai dovermi sorbire quelle insopportabili risate off.

La mia fedeltà è stata ancora una volta ricompensata oggi pomeriggio, quando ho guardato le repliche degli ultimi due episodi su MTV e ho avuto il piacere di assistere... all'episodio musical.
Ora i fan di Buffy diranno che il primo show a sorprendere i telespettatori con questo improvviso cambio di genere è stato quello dell'ammazzavampiri che, tra l'altro, vantava grandi canzoni e interpreti insospettabilmente dotati.
Prima che mi piantino un paletto nel cuore, però, vorrei sottolineare che il passaggio al musical è anche perfettamente in linea con lo stile surreale di Scrubs. Che, non a caso, in passato si è anche cimentato con l'episodio sitcom, questa volta sì, con tanto di risate off.

Una paziente si ricovera all'Ospedale del Sacro Cuore lamentandosi di sentire le voci. E queste voci cantano. Si scoprirà solo alla fine che ha un grave aneurisma che le altera le percezioni.
Nel frattempo tutti i diversi plot si sviluppano in musica, con dialoghi cantati, rigorosamente
in rima, e qualche buffa coreografia ospedaliera nelle scene corali.

I momenti migliori:

"Welcome to sacred Heart", il tipico numero corale d'apertura, con tutto il personale che canta e balla per strada

"Everything comes down to poo", con vari pazienti che si rivolgono a JD per i più svariati problemi e si sentono rispondere sempre con la stessa formula magica:
- I was shot
- Check the poo

"Guy love" in cui JD e Turk si dichiarano il loro folle, eterno, sdolcinato ma platonico amore.

Mi chiedo: è l'inizio di una moda? Il musical è un espediente efficace per dare un po' di pepe a uno show in onda da tempo... Assisterermo presto a CSI musical? O preferireste vedere Lost musical?

Risposte ai problemi della vita, # 3

"This is America, where we unapologetically bastardize other countries culture in a gross quest for moral and military supremacy"

Lorelai Gilmore, Una mamma per amica
... alla figlia che la rimprovera per aver messo il ketchup sulla pizza

Doppio episodio con sorpresa. Il pentimento di una telespettatrice cinica

Io adoro le sorprese. Solo due post fa scrivevo che non ero mai riuscita ad affezionarmi ai medici del Grace Hospital, troppo depressi o inclini al lamento e all'autoflagellazione. Eppure ieri sera qualcosa è cambiato.
Non che le loro vite sono finalmente uscite dalla palude della sfiga in cui si dimenano fin dal primo episodio, niente del genere. Ma questa volta ho trovato le situazioni e le reazioni di tutti i personaggi particolarmente coinvolgenti. Ha contribuito sicuramente il bombardamento emotivo di tanti plot paralleli, uno più drammatico dell'altro, che si intrecciavano tra loro, senza lasciare il tempo al mio cinismo di fare capolino.
Perché in questo doppio episodio tutti i personaggi mostravano il loro lato più umano... (primo fra tutti il fratello di George che soffriva di fautolenza nervosa)

George assisteva impotente alla lotta del padre contro il cancro.
Izzie cercava il modo di far convivere la sua parte emotiva con quella professionale
Meredith si rispecchiava suo malgrado in un padre sconosciuto e decideva di non voltarsi dall'altra parte
Burke e Christina perseveravano nel loro mutismo, nessuno dei due pronto a interrompere per primo il gioco del silenzio e darla vinta all'altro.
La Bailey,
nel curare un paziente speciale, trovava in sé un'emotività insospettata.
Callie restava vicina al suo uomo, aiutandolo nel momento più difficile della sua vita.
Addison realizzava la sua solitudine e la paura di non trovare più nessuno con cui condividere la vita.
Perfino Sloane si tormentava, pieno di rimpianti, ripensando alle scelte passate.
Mentre Sheperd... beh, strizzava gli occhietti come
solo lui sa fare. Non è abbastanza?

Insomma, un doppio episodio ricco di emozioni e mooolto strappalacrime. Cosa chiedere di più a una serata davanti alla TV?
La rivelazione dell'alitosi mattutina del Dottor Stranamore.
Così
le mie difese sono crollate, le mia antipatie accantonate. Eh si, questa volta ha vinto Grey's!
Anche Meredith finiva per risultarmi simpatica. Ma forse questo dipende dall'aver scoperto che, come la sottoscritta, russa con la potenza di una segheria industriale.

Risposte ai problemi della vita, # 2

"Adoro il profumo del pus al mattino!"

Gregory House,
Dr. House

House medico della mutua? Le domande di una telespettatrice perplessa davanti agli ultimi due episodi

E se Dr. House fosse solo un gigantesco product placement per il Vicodin? Quanto sono aumentate le vendite del farmaco miracoloso che libera da tutti i mali? Ci saranno già spacci clandestini nella mia città?

Ieri era la serata della vescica (vescica night): quella di House, quella del feto. Con bei momenti dedicati all'inserimento del catetere, alla sua rottura, alla pipì nelle sue varie sfumature dal caratteristico giallo paglierino al rosso sangue...
Sono solo io o House sta diventando sempre meno emozionante e sempre più simile a un turno in corsia al Fatebenefratelli?
Le prime due stagioni avevano casi ben più originali e colpi di scena davvero geniali.

Una cosa è sicura: sapremo che hanno definitivamente esaurito le idee quando un paziente avrà davvero il lupus. Fino ad allora, continueremo a cenare davanti a cateteri, infezioni purulente, vomiti di sangue e altre amenità!

Viva Callie! Il delirio di una telespettatrice in overdose da medici martiri

Perché? Perché tutti ce l'hanno con Callie? Per primi i genitori/sceneggiatori che l'hanno chiamata così...
Sto parlando di Grey's Anatomy: Callie Torres è un medico, naturalmente, nonché l'ex ragazza di George. Tutto inizia quando le due barbie tristi con cui vive George le (ci) fanno una testa così perché non la avevano vista lavarsi le mani dopo aver fatto pipì (cavolo, si era appena svegliata!) fino a farle confessare il misfatto, con il solenne giuramento che non lo aveva mai fatto prima e la promessa che non lo avrebbe mai più fatto dopo. Una vera umiliazione. Come diceva con voce strozzata la vecchietta di Mezzogiorno e mezzo di fuoco dopo che il cattivissimo le aveva sferrato un pugno nello stomaco: "Avevate mai visto tanta crudeltà?". Per di più Meredith e Izzie (pronuncia "easy", anche con lei gli sceneggiatori sono stati crudeli, tiè) sono due specializzande che dovrebbero pendere dalle sue labbra, come fanno con tutti gli altri superiori. Allora perché tutto questo?

Perché Callie è cicciona: grave. E disinibita: gravissimo, soprattutto se associato alla condizione precedente.
Cicciona sexy è intollerabile. Se sei cicciona devi essere brutta e magari anche burbera, vedi Miranda "Nazi" Bailey, o moglie trascurata e tradita, vedi la sfortunata signora Webber. In realtà quello che ha sconvolto le nostre eroine è stato la vista di Callie nuda, in tutta la sua abbondanza, che si sedeva sul water davanti a loro. Ma non hanno il coraggio di ammetterlo: dopotutto sono donne moderne, mica bacchettone.
Da quel momento tutto fila via di conseguenza. Una cicciona a suo agio nella sua ciccia che non si lava le mani dopo aver fatto pipì non può per forza essere una buona fidanzata, né tantomeno un buon medico. Logico, no? Così, negli episodi successivi il suo ragazzo, ancora specializzando, la umilia sul lavoro facendo scappare un suo paziente, "salvandolo" da lei che, superficialmente, lo voleva operare. Poi, lo stesso giorno, la caccia di casa. Per ribadire il concetto, le da buca per la serata. Poi la scarica. Infine, quando lei disperata va a letto con Sloane, ha il coraggio di offendersi e le (ci) fa una testa così per tre episodi.

Ma c'è dell'altro, qualcosa che minaccia l'equilibrio del Grace Hospital: Callie, a dispetto di tutto, sembra felice, in pace con se stessa. Non che abbia una famiglia che la ama e l'aspetta a casa, niente del genere; anzi, vive prima nello scantinato dell'ospedale, poi in una stanza d'albergo. Ma stranamente non se ne fa un gran problema, non è così ossessionata dalle sue sfortune come tutti i suoi colleghi. E questo non è accettabile nell'universo televisivo di medici martiri e infelici, che per salvare la vita del prossimo sacrificano, e mortificano, la loro. I medici del Seattle Grace sono testa a testa con Dottor House e il suo team nel torneo della depressione.

Comunque ora l'equilibrio è salvo. Callie è stata rimessa al suo posto: con lei in giro per casa, le due barbie tristi sarebbero apparse miserabili e lagnose.
Non fraintendetemi: guardo con piacere Grey's Anatomy, penso sia scritto bene e lo trovo divertente. E' solo che non riesco proprio a farmi piacere nessuno dei personaggi. Soprattutto Meredith.

Le risposte ai problemi della vita... # 1

"I've heard that it's possible to grow up. I've just never met someone who's actually done it"

Meredith Grey,
Grey's Anatomy

Cortocircuito telefilmico

Ieri sera Francesco ed io guardavamo Doctor House. L'antipatico più amato della TV fingeva di avere il cancro per avere accesso a non ricordo quale droga che gli alleviasse il dolore.

L: Già, dovevamo aspettarcelo! Negli episodi precedenti lo avevamo visto iniettarsi in vena una roba verde...
F: Veramente quello che si iniettava roba era Sloane di Alias che abbiamo guardato ieri in DVD.
L: Ah, ecco.

Era Sloane, il cattivo di Alias. Da non confondere con Sloane il cattivo di Grey's anatomy, in onda subito dopo House. Mmm... che si droghi anche lui? Comincio a perdere il filo.
Una cosa è certa: ultimamente sto assistendo a troppe iniezioni, intubamenti, depressioni e operazioni a cuore aperto. Perché ricordate: se non ci sono sangue, dolore, sbudellamenti e la parola "cancro" nominata una dozzina di volte, non è intrattenimento!

Welcome to Telefilmville, Usa

Pubblicato su Telefilm Magazine n° 31, Luglio – Agosto 2007, rubrica Time Tunnel

Il Time Tunnel di questo mese vi porta in un viaggio nel tempo e nello spazio, un percorso on the road sulle strade blu, quelle che collegano la sconfinata provincia americana. Lasciamo per una volta il Greenwich Village e il Sunset Strip, dimentichiamo i Cosmopolitan e i beach party e avventuriamoci in un viaggio attraverso l'America più vera, così come l'abbiamo conosciuta attraverso 60 anni di telefilm.

La provincia come adolescenza
Iniziamo il nostro itinerario di venerdì, perché questo è un giorno speciale a Dillon, Texas, prima, emblematica tappa del nostro tour. In questa serata si celebra il rituale che tiene unita la comunità: non parliamo della funzione in chiesa, pure sentitissima, ma della partita di football della squadra giovanile, attesa e seguita con religiosa devozione. La serie si intitola, appunto, Friday Night Lights. La cittadina sembra respirare all'unisono: alla radio, a scuola, nei bar e perfino in chiesa si parla solo della partita. E con l'ansia, tutta americana, di vincere. Per non essere dei perdenti. Ma questa “comunione” che rende Dillon speciale non basta a salvarla dal destino che affligge tante province del piccolo
schermo. La medaglia della vittoria, infatti, ha due facce: per il paese è motivo d'orgoglio, riscatto da una vita che offre poche altre soddisfazioni; per i giocatori è il biglietto per andarsene e lasciarsi il paese alle spalle. Nella comunità così unita, allora, si intravede una spaccatura, una crepa sottile, appena percettibile, ma destinata ad allargarsi: è quella che divide chi resta da chi parte.
E' il destino di ogni provincia telefilmica, è nel suo DNA: i nostri eroi crescono, mentre il paese sembra farsi sempre più piccolo. Così, con nostro grande rammarico, sono sempre i migliori ad andarsene... i protagonisti. Perché la provincia è, in molte serie, il luogo dell'adolescenza. L'ingresso del protagonista nell'età adulta e la sua piena realizzazione significano l'abbandono della città natale e la fine del telefilm.
In Dawson Creek, il nostro Dawson lascia la tranquilla Capeside per realizzare i suoi sogni da regista a Hollywood. Clark Kent lascia Smallville per Metropolis, o meglio per prendersi cura del mondo intero. In Una mamma per amica, caso raro, il distacco è graduale, così la cittadina e la serie vivono ancora a lungo quando Rory lascia Stars Hollow per Yale. La nostra eroina torna volentieri a casa per un'abbuffata di pizza e un film con l'adorata mamma e, un po' meno volentieri, per la rituale cena del venerdì dai nonni: non è ancora arrivato il momento di andare per la sua strada. Altre volte, per evitare la parola FINE, gli autori scelgono di sostituire i nostri eroi con nuovi “cuccioli” e le cittadine sopravvivono in una straziante agonia: Richie Cunningham lascia Milwaukee per Hollywood e gli spettatori di Happy Days devono sorbirsi le vicende di Joanie e Chachi. C'è poi l'eccezione che conferma la regola. E' Laura Ingalls, cui spetta il premio fedeltà: in dieci anni di durata del telefilm non lascerà mai veramente La casa nella
prateria di Walnut Grove... né la sua scuola! Si alza dal banco solo per sedersi in cattedra, passando senza soluzione di continuità da alunna a insegnante.

I valori della provincia
Ma c'è anche chi torna. Magari se n'è andato prima di poter dare il meglio e il paese gli offre una seconda chance. E' il caso del novello figliol prodigo Jake Green: dopo cinque anni di misteriosa assenza, il ribelle primogenito del sindaco torna a Jericho, Kansas, solo per riscuotere un po' di soldi... ma ben presto diventa il più eroico difensore della sua città. Quando le bombe H cancellano dalla mappa le principali metropoli degli States, infatti, Jericho si trova in uno scontro ben più decisivo di quelli che tengono col fiato sospeso Dillon: ora è in gioco la sopravvivenza, la sconfitta equivale alla morte. Di più, con Jericho è in gioco la fiducia nella provincia americana con i suoi valori: riusciranno gli abitanti a sopravvivere non solo al misterioso nemico esterno ma... a loro stessi? Paura e
claustrofobia possono rendere sospettosi ed egoisti. Prevarranno i legami che uniscono la comunità o le tensioni che la dividono? A giudicare dal percorso personale di Jake da outsider a eroe, c'è ancora speranza.
Un conflitto analogo è in atto, con forme diverse, a Smallville, paesino rurale del Midwest apparentemente indistinguibile da tutti gli altri, ma che una pioggia di meteoriti da Krypton ha reso diverso da tutti: tra i campi di grano si aggirano, infatti, pericolosi mutanti. Quello che accomuna Clark, giovane alieno piovuto dal cielo, ai vari mutanti pirotecnici e telepatici è il superpotere; ma ciò che li distingue e fa del primo un eroe e degli altri semplicemente i “freak of the week” è la solida educazione familiare. I genitori gli insegnano a mettere al primo posto il bene della comunità, anche a costo del sacrificio di sé. E' perché educato come cittadino modello di Smallville che Clark diventa Superman, e non un supercattivo che mira alla conquista del mondo. La provincia si rivela, ancora una
volta, la palestra in cui si fanno le ossa i nostri eroi.

Il lato oscuro della provincia
Se i mutanti vi spaventano e preferite fare inversione di marcia, sappiate che non sono certo quattro campagnoli con i superpoteri il peggio che vi può capitare. I veri mostri indossano eleganti tailleur e divise da ragazze ponpon, guidano Suv e mangiano torte di mele, anzi di ciliege: sono i rispettabili borghesi che vivono nelle villette con prato falciato e siepi fiorite, in sobborghi dai nomi bucolici come Agrestic (Weeds), Wisteria Lane (Desperate Housewives) e Twin Peaks. Ma sotto la glassa dell'apple pie, c'è del marcio. Perché in questi posti nulla è quello che sembra e, come ci ha insegnato Lynch, sono tutti colpevoli, è solo questione di tempo. Sotto un sottile velo di conformismo si celano pettegolezzi, terribili segreti, abusi, vizi e delitti. Il lato oscuro della provincia americana. Nella sigla di Weeds, una canzone retrò intona: “Little boxes on the hillside and they're all just the same. Doctors, lawyers, business executive and they're all just the same”. In superficie sembra di essere ancora agi anni '50, ma sotto si nascondono segreti che farebbero impallidire i Peccatori di Peyton Place. Per mantenere il loro spicchio di normalità, questi professionisti e le loro mogliettine sono disposti alle azioni più abnormi. La casalinga modello, per arrotondare la pensione, spaccia marijuana o trasforma la sua graziosa villetta in casa di appuntamenti; la coppia sterile per avere un bel figlioletto biondo ne uccide la madre e la fa a pezzi; il farmacista morboso e ossessivo elimina il rivale in amore somministrandogli pillole letali; la reginetta della scuola è cocainomane e
ninfomane; la famiglia incestuosa; lo psicanalista drogato; la madre assassina; e poi ci sono il figlio illegittimo tenuto nascosto alla famiglia, quello comprato e quello ritardato e tenuto recluso in cantina. C'è del marcio in suburbia. E' il Doris Day Show visto nello specchio deformante del luna park.

La provincia come utopia
Per riprendervi da tanto cinismo, rinfrancatevi lo spirito con una visita alle cittadine modello del New England, località incantevoli in cui il tempo sembra essersi davvero fermato, la vita scorre con i ritmi lenti di un tempo, tutti si conoscono e hanno sempre tempo l'uno per l'altro: Capeside, Cabot Cove, Stars Hollow. Prendiamo quest'ultima: una Twin Peaks prima della cura, un'oasi di bontà, una società utopica così come la avrebbero sognata i Padri Fondatori. Qui ogni edificio è stato toccato da Thomas Jefferson o Abramo Lincoln, l'anno è scandito dalle ricorrenze storiche legate alla Guerra Civile e da pittoresche fiere come il Festival dei Quadri Viventi. Tutti partecipano ai consigli cittadini per prendere parte, tra discussioni e votazioni per alzata di mano, alle decisioni che riguardano la comunità. Non manca qualche battibecco, ma in genere tutti i cittadini vanno d'amore e d'accordo perché tutti, anche il sindaco arrogante, l'antiquaria bigotta e lo strambo del villaggio, sono, in fondo, semplicemente adorabili. Non ci sono neanche quei fastidiosi, quotidiani delitti che infestano la vicina Cabot Cove e danno tanto da fare a Jessica Fletcher, La signora in giallo. In compenso gli abitanti sono affetti da una parlantina fuori dal comune, una loquacità super che porta più d'uno spettatore a chiedersi se anche questa cittadina sia stata colpita da qualche strano tipo di meteoriti radioattive.
Se tutto questo vi sembra noioso e siete pronti ad esplorare luoghi meno frequentati, allora preparatevi a volare fino ai confini della realtà: si va a Cecily, Alaska, a conoscere Un medico tra gli orsi. Un posto unico nel suo genere: anche qui nulla è ciò che sembra ma, per una volta, in positivo. Dimenticate stereotipi e preconcetti: un minuscolo paesino di frontiera abitato da quattro montanari eccentrici si rivela un mondo ricco di umanità... e di inesauribili sorprese. A Cicely potete fare la conoscenza di un vecchio cuoco che vive come un eremita nei boschi, un ex galeotto che parla di musica e poesia alla radio, un'indiana che non parla mai ma la sa lunga. Qui è possibile imbattersi in scoperte e tesori inauditi:
l'anello di Fellini, il corpo di Napoleone perfettamente conservato in una lastra di
ghiaccio... o un motociclista nero di passaggio che scoprirai essere tuo fratello mentre ammiri con lui l'aurora boreale. Solo qui può succedere che le persone cambino aspetto a seconda dei pregiudizi di chi guarda, il rabbino della tua infanzia abbocchi all'amo mentre sei a pescare trote nel lago, gli spiriti indiani appaiano per guidarti nella tua ricerca. Insomma, Cicely dimostra che la vita, anche la vita di provincia, è più ricca, misteriosa e magica di quello che può apparire allo sguardo frettoloso e prevenuto di un cittadino di New York.

La provincia per eccellenza
Ma se invece non avete tempo per un itinerario così impegnativo e volete comunque scattare qualche foto ricordo della provincia telefilmica, acquistate direttamente un biglietto per Springfield. La cittadina della famiglia Simpson è La Provincia per eccellenza, racchiude in sé tutti i paesini e sobborghi di 60 anni di telefilm, e molto di più. Attraverso le vicende della sua eterogenea popolazione, Springfield ha dipinto un ritratto minuzioso ed efficace della media cittadina americana.
C'è la comunità di credenti che si ritrova la domenica in chiesa come a Glen Oak, con i religiosissimi Flanders che ci ricordano gli insopportabili MacKenzie di Settimo cielo; l'attenzione per i padri fondatori e le rievocazioni storiche in costume, nonché la rivalità con l'odiato paese confinante, come a Stars Hollow; la famiglia di bifolchi del sud in stile Hazzard; bulli, smorfiose, nerd e tutta la fauna scolastica di Capeside; il circolo di casalinghe pettegole e un po' snob come a Wisteria Lane ed Agrestic. C'è il lato oscuro della provincia, come a Twin Peaks e Neptune, la cittadina di Veronica Mars: la dipendenza dall'alcool, i piaceri proibiti ma diffusissimi della Maison Derrière, i cittadini pronti a impugnare i forconi e farsi giustizia da soli; e poi il crimine organizzato, la massoneria, la polizia corrotta, il sindaco donnaiolo e pericolosi delinquenti come
Telespalla Bob. Anche qui insomma c'è il marcio sotto le villette a schiera... letteralmente: è la spazzatura che gli abitanti hanno deciso di sotterrare, e rimuovere così dalla lista delle priorità, ma che all'improvviso erutta in tanti pestiferi geyser di rifiuti nei viali della cittadina. Come a Sunnydale, scenario di Buffy l'ammazzavampiri, il soprannaturale con tutta la sua fauna di mostri è parte integrante della vita della vita cittadina, attraverso gli episodi dell'orrore di Halloween; ci sono perfino gli alieni, Kodo e Kang, anche se un po' meno attraenti di quelli di Roswell. Infine, come a Cicely, anche qui può succedere di tutto, le sorprese sono dietro l'angolo la vita può e personaggi può aprirsi alle situazioni più improbabili e surreali, o prese in prestito dai classici del cinema e della letteratura.
Insomma, se volete immortalare in un'unica foto l'essenza di Telefilmville, fate un salto a Springfield... sempre che riusciate a scoprire dov'è.

Pane, amore e... kryptonite

Pubblicato su Telefilm Magazine n° 32, Settembre 2007

Smallville 67524
"La vita è fatta di cambiamenti. A volte è doloroso, a volte è meraviglioso. Ma più spesso è entrambe le cose insieme". Lana
L'amore, gli amici, la scuola, i genitori, le aspettative, i tradimenti, le delusioni. Crescere è già abbastanza complicato senza che ci si metta di mezzo anche la kryptonite. La pioggia di meteoriti aliene ha cambiato per sempre il destino della cittadina del Kansas, così i ragazzi di Smallville devono affrontare prove che quelli di Beverly Hills 90210 non si sognavano neanche... nei loro incubi peggiori: Brenda, per essere come le sue nuove amiche upper class, pensava di tingersi i capelli, non si trasformava in Kelly; Gina soffriva di disturbi alimentari, ma non cercava di sbranare i suoi amici; e Steve scopriva di essere adottato, come Clark, ma non di arrivare da un altro pianeta! Come quella di Dawson, la cricca di Clark ha il suo bel daffare con le questioni di cuore. Ma a Smallville non c'è tempo di discutere tanto su un bacio e su come cambierà le tue amicizie, quando una pietra rossa, un fiore, un libro magico possono all'improvviso farti perdere le tue inibizioni e trasformarti in un macho ribelle o in una ninfetta assatanata. Di psicanalizzare troppo i propri sentimenti, poi, non c'è proprio bisogno, se la tua insegnante è così sexy che quando la guardi dagli occhi ti escono raggi incendiari!

Ma nonostante le sue stranezze e i freak mutanti, l'adolescenza dei ragazzi di Smallville spesso
somiglia più alla nostra di quanto non le somigli quella nostalgica di Capeside o quella patinata di Beverly Hills. Perchè nei nostri ricordi alcuni momenti rivivono con la forza, l'emozione, a volte l'orrore che solo nelle situazioni di Smallville possiamo ritrovare. Ma soprattutto perché Clark sarà anche alieno ma, superpoteri a parte, è un ragazzo come noi. A Smallville, sotto la kryptonite, le emozioni sono puramente terrestri, 100% umane. E le mutazioni e i superpoteri sono potenti metafore dei cambiamenti che affrontiamo ogni giorno, nel corpo e nello spirito, crescendo. In fondo, siamo tutti dei mutanti.

Clark's Creek
“Ho il presentimento che tu sia destinato a fare molto più in questo mondo che non segnare qualche touchdown”. Chloe a Clark
Per chi da adolescente si è sentito strano, diverso, complicato, mentre tutti gli altri sembravano così normali, così semplici. Chi sapeva di avere un'identità nascosta, migliore, che conoscevano solo i genitori e gli amici più stretti. A tutti noi Clark Kent ha dimostrato che l'anormalità è un dono. Quello che ci rende diversi, complicati, deboli a volte, è anche quello che ci rende speciali. Sta a noi trarre il meglio da questo dono. Ma riuscire anche ad essere felici, beh, è tutto un altro discorso.... Non puoi giocare a football per non mostrare i superpoteri e questo già ti mette in secondo 1 piano rispetto ai tuoi più popolari rivali; se poi sei anche occupato a salvare il mondo, è difficile conquistare la bella della scuola! Quante volte Clark riesce ad ottenere un appuntamento con Lana per poi lasciarla all'ultimo momento perché il dovere lo chiama? Ed essere il più sexy degli alieni non aiuta, anzi crea parecchi problemini collaterali: tutti ci siamo sentiti le gambe molli, la testa vuota e la lingua appiccicata al palato di fronte alla nostra prima cotta, ma Clark va un po' oltre e perde letteralmente ogni forza davanti a Lana... tutta colpa di quell'odiosa collanina con la kryptonite!

Da allora Clark ha salvato il mondo più di una volta, ha baciato Chloe, si è invaghito di Kayla,
Alicia, Kara, è morto, è risorto, e in tutto questo tempo il suo cuore non ha mai smesso di battere per lei, Lana. Arriva a sacrificare la vita del padre per strappare Lana alla morte, ma non riesce a strapparla dalle braccia di Lex. Nella sesta stagione, quest'autunno su Italia1, lo vedremo incamminarsi con sempre più decisione sulla strada verso la consacrazione a supereroe, cercando ancora disperatamente di conciliarla con la felicità personale. Non mancheranno baci, rivelazioni e il rapimento di una sposa all'altare...

Lex files
“Nella vita, la strada che porta all’oscurità è un viaggio, non un lampo”. Lex
Eroi si nasce o si diventa? E antieroi? Clark ci mostra che per rispettare l'appuntamento col destino bisogna scegliere di incamminarsi sulla strada giusta e andare avanti giorno dopo giorno. E se la destinazione prefissata non fosse quella che vogliamo? E' possibile cambiare strada? Lex fa di tutto per opporsi al proprio fato. Tra tutti gli scontri cui abbiamo assistito a Smallville, quello che avviene dentro Lex tra bene e male è sicuramente il più entusiasmante. Sapere che alla fine trionferà il male, rende Lex una figura degna delle tragedie greche, in cui nonostante tutti gli sforzi il cammino era segnato e le colpe dei padri ricadevano ineluttabilmente sui figli. Ed è straziante veder crescere, di episodio in episodio, la sua amicizia con Clark sapendo un giorno tutto è destinato a finire... male. Come finiscono male tutte le relazioni sentimentali di Lex che prima ancora di terminare il liceo vanta già una discreta collezione di matrimoni falliti. Il suo destino (crudele) è quello di essere tradito: dalle donne, dal padre... e di tradire, alla fine, l'unico amico davvero fedele: Clark. E quale migliore inizio che tradirlo con Lana? Tanti ucciderebbero il migliore amico per questo, o per molto meno, ma non Clark che è troppo un bravo ragazzo e nel finale della stagione 5 sceglie di lasciare in vita il suo futuro nemico, nonostante questo possa mettere in pericolo il mondo intero. Nella stagione 6 il cammino di Lex verso il lato oscuro si avvicinerà, gradualmente ma inesorabilmente, al punto di non ritorno. Anche perché nulla logora più un'amicizia che la rivalità in amore...

Innamorati pazzi
“Hai mai pensato di essere destinato a stare con qualcuno?”
Clark
Tre donne si contendono il cuore dell'alieno più sexy della galassia, ma solo due sono ufficialmente parte della mitologia dell'uomo d'acciaio: Lana Lang e Lois Lane.

Il primo amore non si scorda mai: Lana è bella, dolce, affascinante. I suoi occhi sono come 2 laghetti di montagna. E' anche simpatica, generosa, sensibile. E irraggiungibile. Una così è per forza fidanzata con un giocatore della squadra di football. Poi il giocatore si arruola nei marines e Clark ha la via libera. Ma anche a Smallville vale la legge di Murphy: se qualcosa può andar storto, lo farà. Così, quando dopo mille difficoltà i due finalmente si baciano, a complicare le cose intervengono l'amicizia con Chloe, da sempre innamorata di Clark, e i messaggi di Jor-el (i genitori sono sempre inopportuni, anche quelli alieni). Clark e Lana entrano così in quelle frustranti relazioni tira-e-molla che abbiamo già conosciuto bene grazie a Ross e Rachel. Con l'aggiunta di amnesie, stregonerie, salti nel tempo e possessioni a rendere il tutto più piccante. Momento memorabile: quando in un solo giorno Clark perde i superpoteri... e la verginità. Non tutto il male viene per nuocere! Poi Lana, frustrata dai troppi segreti di Clark, si consola con Lex. Nella prossima stagione la vedremo indecisa tra i due, vittima della nota sindrome di Joey Potter: Dawson o Pacey? Un bebè in arrivo e l'immancabile kryptonite rossa complicano ulteriormente le cose...

E Lois? Malgrado un primo incontro “senza veli” e, lo vedrete presto, qualche bacio rubato,
continua ad essere solo un'amica per Clark. Invadente e logorroica, ma sempre un'amica. Tutti sappiamo, però, che un giorno le cose cambieranno e lei prenderà il posto di Lana nel cuore del nostro eroe. Nonché il posto di Chloe come reporter di punta del Daily Planet. O no?

Alias
“Voglio rivelarti un segreto. Io non sono chi pensi che io sia. Infatti, il mio travestimento è così sottile che sono sorpresa tu non mi abbia visto dentro. Sono la ragazza dei tuoi sogni mascherata da tua migliore amica". Chloe a Clark
E' una ragazza intelligente e romantica, una reporter ambiziosa e intraprendente e la ricerca della verità la mette più volte nei guai, ma per fortuna c'è Superman a salvarla. Stiamo parlando di Lois Lane... o di Chloe Sullivan? A tutti i fan del fumetto non è sfuggita la rassomiglianza tra le due. Molti si sono chiesti, vedendo il 1° episodio, perché Lois fosse bionda. Solo nel 2° abbiamo scoperto che si chiama Chloe e che è l'unico personaggio che, stranamente, non trova spazio nella mitologia di Superman. Nasce allora la teoria “Chlois” e prende sempre più piede tra i fan: Chloe è Lois. A un certo punto cambierà nome in Lois Lane e assumerà un'identità fittizia, magari per sfuggire a qualcuno. Questo assicura alla nostra eroina un posto nel futuro dell'uomo d'acciaio e al tempo stesso spiega i punti in comune tra i due personaggi. E sopratutto realizza il sogno di Chloe che, dopo tanti anni, conquisterebbe alla fine il cuore di Clark. Evviva!

Poi, un bel giorno, a Smallville arriva Lois Lane. E la teoria comincia a vacillare... Ma dopo un
inizio entusiasmante, Lois non appare all'altezza del suo personaggio, non ha abbastanza carattere né le carte in regola per diventare la più giovane reporter del Daily Planet. I teorici del “Chlois” tornano alla carica: Lois deve morire... così Chloe prenderà il suo nome e la sua identità come copertura. Vi anticipiamo che nella stagione 6 non troverete conferme esplicite a questa teoria ma, guardando con attenzione, potrete scovare molti indizi interessanti... Tirate fuori il reporter che è in voi!

Ritorno al futuro
“Wow, supereroe e giornalista. Quali sono le probabilità che accada?!”
Chloe a Clark

C'è qualcosa che rende Smallville speciale, differente da ogni altro telefilm: sappiamo già come va a finire. Questo non ci impedisce certo di appassionarci alle vicende dei nostri eroi. Anzi, sapere che il finale è già scritto e nulla potrà cambiarlo rende le loro battaglie ancora più drammatiche e significative. Come ha detto lo stesso Lex: “non è la fine che conta, è il viaggio”. E questo finora è stato proprio un gran bel viaggio, pieno di avventura, mistero, sentimento.

Ma a volte vorremmo bruciare le tappe e arrivare subito alla fine, che poi è un altro inizio, per rispondere al quesito che ci assilla: e Chloe?!? Negli States, dove sta per andare in onda la stagione 7, autorevoli giornalisti si sono schierati a favore della teoria Chlois. Ma forse, è l'ipotesi meno simpatica ma anche la più logica, Chloe semplicemente morirà. Davvero, questa volta. Magari per colpa di Lex: questa sarebbe la svolta che pone fine all'amicizia tra i due. Oppure entra in gioco la kryptonite a rendere il tutto più complesso... o più semplice. Ecco infatti un'evoluzione della teoria Chlois in grado di accontentare davvero tutti: è l'interpretazione letterale dell'equazione Chloe + Lois = Chlois. Per uno strano fenomeno soprannaturale, la kryptonite fonde insieme i due personaggi in un'unica creatura che prende il meglio di ognuna, il carattere di Chloe e il corpo di Lois. Per la gioia dei fan della più cara amica di Clark, dei “puristi” di Lois e degli ammiratori della bella Erica Durance.

D'altronde la
kryptonite può far questo ed altro... Se è vero che il cane è il miglior amico dell'uomo e, come cantava Marylin, i diamanti lo sono della donna, beh, allora la kryptonite è la migliore amica degli sceneggiatori. La sostanza aliena infatti ha effetti sempre diversi, imprevedibili, all'occorrenza anche opposti, in ogni caso grandiosi. Grazie ad essa può succedere di tutto... e il contrario di tutto. Può rinforzare, indebolire, disinibire, rendere piretici, elettrici, mutaforma, ubiqui... e anche calvi. Non ci resta quindi che aspettare la prossima dose di kryptonite per proseguire il viaggio insieme ai ragazzi di Smallville. Finora la kryptonite non ci ha mai delusi, anzi. Ci ha regalato cinque appassionanti stagioni di avventure, amore, amicizia, tradimenti. Cinque stagioni davvero Super.

Tutto un altro profilo: poliziotti cult

Scritto per farmi due risate dopo l'articolo su Gideon & Co.


NOME: T.J. Hooker
GRADO: Sergente
ZONA: Los Angeles
TELEFILM: T. J. Hooker
Dalle stelle a... i bassifondi: William Shatner, dopo anni di fedele servizio sull'Enterprise, si trova ad affrontare i pericolosi delinquenti di Los Angeles. Altro che Klingon! Ma T. J. Hooker è deciso, duro, inflessibile. La pancetta di troppo non gli impedisce di inseguire i criminali in garage e discariche per acciuffarli di persona. Il braccio violento (e ventre opulento) della legge negli anni '80. La risposta aggressiva al buonismo dei Chips cotonati, impomatati e disarmati.



NOME: Joe Getraer
GRADO: Sergente
ZONA: Los Angeles
TELEFILM: I Chips
Il sergente dei Chips è un ottimo capo, dolce e rassicurante come una maestra delle elementari. E in effetti all'inizio di ogni episodio sale in cattedra per impartire la lezione del giorno ai suoi agenti, prima di mandarli a “giocare” per le freeway di Los Angeles. Getraer è un po' il fratello più saggio, e stempiato, di quei due scavezzacollo parrucconi di John Baker e Frank Poncherello. E se fosse stato il casco a fargli perdere i capelli? Attenti John e Ponch...



NOME: Rosco P. Coltrane
GRADO: Sceriffo
ZONA: Contea di Hazzard
TELEFILM: Hazzard
Amministra la legge con i fidi aiutanti Enos e Cletus e il prode bassethound Flash. A New York non sopravviverebbe più di un'ora, ma tra i bifolchi e i contrabbandieri d'alcool della contea di Hazzard se la cava... a meno che non si tratti di Bo e Luke. In effetti Rosco passa metà del suo tempo ad inseguire e farsi, letteralmente, prendere in giro dai fratelli Duke. L'altra metà del tempo, invece, è occupato a farsi maltrattare dal sindaco Boss Hog. Insomma, Rosco è un vero stakanovista, con un doppio lavoro a tempo pieno: sceriffo della contea e scemo del villaggio.



NOME: Clancy Winchester
GRADO: Commissario
ZONA: Springfield
TELEFILM: I Simpson
“Ok, vieni fuori con le mani in alto, due tazze di caffè e qualcosa al gusto di cocco!”. Ha lo scatto di un bradipo, l'appetito di un leone e il quoziente intellettivo di una pulce: è il commissario Winchester, tutore della legge di Springfield nonché uno dei più grandi mangiatori di ciambelle della città insieme a un certo Homer Simpson. Tra una pausa caffè e l'altra, ha loschi affari con il sindaco Quinby e il mafioso Toni Ciccione, arresta più volte Telespalla Bob, chiude un occhio sulla fuga di Mona Simpson e aiuta Lisa a scoprire chi ha sparato a Mr. Burns. Dopotutto, per citare l'illustrissimo, “diventare poliziotto non è qualcosa che si impara in una notte. Ci vuole un intero weekend di addestramento per guadagnarsi il distintivo".

Jason Gideon: profilo di un profiler

Pubblicato su Telefilm Magazine n°30, Giugno 2007
... e scritto sforzandomi di non stroncare Criminal Minds.

NOME: Jason Gideon
GRADO: Agente speciale capo, FBI
DIPARTIMENTO: Unità Analisi Comportamentale di Quantico, Virginia
TELEFILM: Criminal Minds

Non fatevi trarre in inganno dal distintivo, spazzate via tutti gli stereotipi che vi vengono in mente al sentire le tre lettere F, B, I. Jason non è un poliziotto come gli altri. Non lo vedrete lottare corpo a corpo con un delinquente, ma neanche alla scrivania a riempire scartoffie. Non è il tipo che entra con la pistola alzata a perlustrare case sospette. Ha una pistola, sì, ma la sua arma più efficace è un'altra. Perché il suo terreno di gioco è un posto molto più misterioso e pericoloso delle strade di LA... la mente umana. E in questi casi lui sa che “l'arma più mortale che abbiamo è un accurato e approfondito profilo psicologico”.
Gideon è a capo della Behavioural Analysis Unit (Unità Analisi Comportamentale), insomma è “uno di quelli che guardando la scena del crimine ti sa dire che tipo di shampoo usa il killer”. Noi di TFM non arriviamo a tanto ma dopo trenta episodi di Criminal Minds, pensiamo di aver imparato qualcosa della materia. Proviamo allora a superare il maestro e tracciare il profilo del profiler, per cercare di capire chi è Jason Gideon. In questa ricerca, avremo come modello i profili degli agenti più conosciuti del piccolo schermo.

Il suo più noto collega e primo termine di paragone per ogni poliziotto di oggi è Gil Grissom di CSI. Entrambi basano le indagini su una grandissima attenzione al dettaglio. Dare senso a segnali sparsi è il loro mestiere: a chi possiede gli strumenti giusti, questi dettagli apparentemente ininfluenti forniscono una visione chiara della vicenda. Ma gli indizi su cui si basa Gideon non sono tangibili, misurabili, come in CSI: niente briciole, capelli, sangue, pallottole, ma l'impalpabilità e ambiguità di emozioni e comportamenti umani. Qui non siamo in un mondo di dati univoci, scienza e tecnologia possono arrivare solo fino a un certo punto. Perché Gideon si muove in un territorio invisibile. In cui è difficile individuare la pista da seguire. Ha il suo staff specializzato, come Grissom, ma l'unica bussola per venirne fuori è la sua stessa mente. Quando il software resiste a ogni crackaggio, “devi entrare nella testa di quel tipo per ottenere la password”.
L'indagine assume allora per Jason Gideon i contorni di una sfida personale: due cervelli a confronto. Una mente brillante contro una mente deviata, spesso malata trattandosi di serial killer. Intelletto contro violenza bruta. Razionalità e logica contro istinti incontrollabili. Due mondi opposti, due aspetti dell'uomo agli antipodi, eppure entrambi umani. Due estremi umani ben esemplificati nella serie dal contrasto tra le citazioni colte dell'agente speciale e la violenza efferata del killer.

A questo proposito, c'è un altro poliziotto che ci aiuta a definire il nostro eroe... in negativo: è Vic Mackey di The Shield. Ovvero, la perfetta antitesi di Gideon. Il capo della squadra d'azione di i Los Angeles è fisico, impulsivo, violento, sopra le righe; il suo motto “strike hard, strike fast”. Il nostro agente speciale, al contrario, è un intellettuale, cerebrale, un uomo di pensiero che ci illumina con le sue citazioni, ci sorprende con le sue intuizioni.
Mackey è muscoli e fegato, Gideon è cervello. Se Vic è definito dal suo capo un “Al Capone col distintivo”, potremmo chiamare Jason “un professore di Oxford col distintivo”: colto, riservato, sa tutto ma dice solo il necessario.

Il suo collega più prossimo è forse il suo coetaneo Jack Malone di Senza Traccia, capo del dipartimento persone scomparse dell'FBI. Entrambi alla guida di una squadra di agenti specializzati, sia Malone che Gideon raccolgono indizi per stilare un profilo psicologico. Ma uno è interessato a quello della vittima, l'altro a quello del carnefice.

Gideon lavorerebbe bene anche al fianco di Brenda Johnson di The Closer: il confronto interpersonale è il loro campo di battaglia, le capacità introspettive le loro armi. Analisi chimiche, database, tabulati telefonici, telecamere a circuito chiuso di Grissom restano in secondo piano. Gli uomini, i poliziotti, sono gli unici in grado di decifrare le informazioni incomplete e contraddittorie emerse negli interrogatori. Per far questo hanno come strumenti la psicologia e la comunicazione, le capacità cioè di capire le persone e di trattare con loro in modo da ottenere le informazioni necessarie e spingerli verso determinate azioni. Ma, a differenza di Brenda, l'abilità di Gideon si dimostra anche svincolata dal confronto faccia a faccia. Il nostro Jason non ha neanche bisogno di interrogare il sospetto per capirne età, classe sociale, abitudini sessuali... e, perché no, gusto di gelato preferito e se gli piacciono le acciughe sulla pizza (a volte pensiamo che Gideon abbia qualche superpotere: ma come fa?!?).
Se per lavoro Gideon e Brenda devono saper leggere e gestire le emozioni del prossimo, quest'ultima nella vita privata ha un bel da fare con le proprie: è scostante con il fidanzato, ha paura del giudizio della madre, si costringe a una dieta priva di zuccheri per poi abbandonarsi di nascosto al piacere proibito di una fetta di torta... Al contrario non vediamo Gideon arrovellarsi così palesemente in questioni sentimentali o situazioni emotive scomode: sembra pura razionalità, immune alle emozioni. Certo anche lui ha i suoi problemi, sappiamo dal primo episodio che ha sofferto un grave esaurimento nervoso a seguito di una azione da lui gestita e terminata in tragedia con la morte di sei colleghi. Ma non molto traspare di quel periodo nei suoi modi . Anzi, quell'uomo sembra non avere evidenti punti deboli: non ha le manie di Monk o i tic del tenente Colombo, né le incertezze e la lotta interiore tra impulsi opposti di Brenda. Non ha certamente i vizi di Mackey, ma neanche la sobria umanità di Jack Malone, al quale ci affezioniamo gradualmente, man mano che ne conosciamo le situazioni familiari e sentimentali. Non ha neanche un hobby che ci fornisca qualche indizio in più, come la fissazione con gli insetti di Grissom. Gideon si tiene tutto dentro. Le sue emozioni sono ben nascoste sotto la perenne espressione concentrata. Non si espone mai. Preferisce parlare con le parole di famosi scrittori e filosofi del passato. L'uomo in grado di risolvere ogni caso rimane un mistero per noi. Citando Gideon che cita Emerson: “La chiave di un enigma è un altro enigma”. Così anche davanti ai più efferati delitti e mostruosità lo vedremo lucido e impassibile. Se il Clint Eastwood degli spaghetti western era noto per avere due espressioni, con cappello e senza cappello, Gideon ne ha due anche lui: con distintivo e senza distintivo. Ma forse noi spettatori non abbiamo ancora appreso abbastanza nozioni di scienza del comportamento per tracciare il profilo psicologico definitivo di Jason Gideon. Scopriremo mai qualcosa di più su di lui? Non ci resta che continuare a guardare Criminal Minds...

Il panettone è servito. Come sfornare lo stesso film tutti gli anni... e vivere felici

Pubblicato su HOTDOG, Aprile 2004
... dopo aver visto film che voi umani non potete neanche immaginare

E anche questo Natale ce lo siamo levati dalle palle”. Amen. Così filosofeggiava Christian De Sica nell’indimenticabile Vacanze di Natale. Da quel primo film dell’83, ormai oggetto di culto, sono passati venti Natali e con essi molti altri film... da toglierci dalle palle. I fratelli Vanzina avevano creato più di una semplice commedia: il film sulle vacanze natalizie degli italiani era destinato a diventare una serie. Gli elementi forti del primo film sono stati estrapolati e ricombinati, gli ingredienti migliori rimescolati per creare la perfetta ricetta natalizia, il film che ogni italiano avrebbe scelto in questi ultimi venti anni di andare a vedere con gli amici o la famiglia durante le feste. Carlo ed Enrico Vanzina, Enrico Oldoini e Neri Parenti che si sono avvicendati alla regia della saga natalizia e il produttore Aurelio De Laurentis hanno via via perfezionato la formula magica per il dominio del box office. Una formula collaudata e infallibile che ogni anno sbaraglia la massiccia concorrenza dei film delle feste. Non solo, ma il film vacanziero si piazza ogni volta al primo o al secondo posto nella classifica degli incassi dell’intero anno, superando le grandi produzioni hollywoodiane. Nessun altro film italiano arriva a tanto.
Il piacere della serialità consiste nel ritorno dell’identico, nel rivedere e riconoscere il già noto, apprezzandone però le piccole variazioni. Un perfetto esempio di serialità cinematografica è la serie di 007: un agente cool, un caso internazionale, luoghi esotici, belle donne, una buona e una cattiva, humor inglese, canzone accattivante per i titoli di testa. Una formula con infinite variazioni. Lo stesso vale per Vacanze di Natale (anche se Fleming avrebbe avuto da ridire sul paragone) la cui ben studiata formula prevede una buona dose di elementi ricorrenti, variazioni sul tema e necessari aggiornamenti (l’annuale aggiornamento di comici televisivi, hit da discoteca, modelle di successo).
E’ stato detto che il piacere dello spettatore di serie cinematografiche o televisive è simile a quello del bambino che vuole sempre farsi raccontare la stessa favola, quella che gli è già piaciuta una volta. Andiamo allora a scoprire come funziona la favola di Natale preferita dagli italiani.
I personaggi
I protagonisti sono uomini con una buona dose di difetti, la battuta pronta e sempre un po’ sopra le righe. Sono industrialotti milanesi, romani un po’ trucidi, carabinieri, mariti infedeli, padri di famiglia alle prese con figlie adolescenti che farebbero di tutto per incontrare Luke Perry o per diventare letterine e sposare un calciatore. Un surrogato della comitiva eterogenea che si forma in tante situazioni vacanziere.
Sono personaggi con cui l’italiano medio può identificarsi abbastanza da credere in loro e nelle vicende in cui sono coinvolti. Lo spettatore italiano, forse con poca fantasia ma con una buona dose di autoironia, preferisce riconoscersi sullo schermo piuttosto che identificarsi in un modello altro e irraggiungibile come James Bond. Spesso è presente un plot parallelo con i figli dei protagonisti per accontentare il pubblico dei giovanissimi. Al tutto bisogna aggiungere un paio di bellissime donne che permettono di costruire la trama su equivoci farseschi, con le necessarie scene piccanti. Perché, come sentenzia De Sica alias Comandante Trivellone, “Le italiane in vacanza sono le più troie” (sic, ahimé).
La vacanza
Già, la vacanza: possibilmente all’estero, il viaggio aggiunge ogni anno quel pizzico di novità al nuovo capitolo della saga e permette ai personaggi di dare il meglio o il peggio di se, di essere più liberi e un po’ buffoni, come è capitato un po’ a tutti in vacanza. La trasferta permette anche a ogni film di giocare con i più scontati stereotipi sul paese di turno. Amsterdam è la città della trasgressione quindi il direttore dell’albergo è gay, o meglio è la caricatura di un gay, così come il maggiordomo, mentre Boldi e il genero vanno in un locale a luci rosse con tavoli umani, fatti da belle ragazze nude distese, in cui servono “gnocchi alla gnocca”. In Egitto i Fichi d’India sono vittima di un’antica maledizione dei faraoni mentre tutti gli altri sono colpiti da una più comune maledizione che affligge il turista e, lo avrete capito, i peti abbondano.
Il cast
Ma tutto questo non basterebbe ad assicurare il successo se questi pur efficaci personaggi non fossero incarnati da un tale Christian De Sica e un certo Massimo Boldi, ormai insieme da più di vent’anni, un’istituzione che legittima ogni nuovo film come “Il Film di Natale”. Il romano e il milanese, il playboy e il padre di famiglia, il mascalzone e il perdente, i due sono complementari e formano una coppia ben assortita, un po’ come Totò e Peppino. La loro presenza è una promessa: il pubblico sa che ritroverà lo stesso sapore dell’anno precedente.
Accanto a loro, un nutrito gruppo di comici televisivi di successo, variabile, da aggiornare secondo il momento. In questi anni si sono avvicendati Jerry Calà, Ezio Greggio, Alberto Sordi, Diego Abatantuono, Andrea Roncato, Nino D’Angelo e Nino Frassica, Enzo Salvi, i Fichi d’India. E poi una modella o una bella attrice da unire al cast, meglio se già popolare tra il pubblico. In molti casi nella parte di se stessa. Dopo la biondina Karen Hunf del primo film, oggetto del desiderio del proletario Amendola, hanno partecipato alla saga Ornella Muti, la Cucinotta, Carmen Electra, le spagnole Nuria De la Fuente e Mabel Lozano, Clarissa Burt, Giulia Montanarini. Ma il vero colpaccio è stato Megan Gale in Vacanze di natale 2000, la star della pubblicità della telefonia mobile, il nonplusultra del nazionalpopolare, non a caso nella parte di se stessa. Un grande successo anche le quattro letterine di Natale sul Nilo.
La trama, le gag
La parola d’ordine è far ridere e per raggiungere l’obiettivo non ci si ferma davanti a nulla. La trama del film è al servizio delle gag, molto simili da un film all’altro. Le scene comiche ruotano per lo più intorno a equivoci e inganni tra coniugi o tra padri e figli. In Merry Christmas De Sica ha due mogli e si ritrova con le due famiglie, inconsapevoli dell’inganno, nello stesso albergo: dovrà destreggiarsi tra mille scuse ed espedienti. Analogamente, in Natale sul Nilo lo stesso De Sica va in crociera con moglie, figlio e la di lui fidanzata, con cui ha avuto in passato un’avventura: dovrà far di tutto per non trovarsi nello stesso posto con moglie e amante, a costo di fingere un attacco intestinale e chiudersi in bagno o di travestirsi da mummia. Nello stesso film, Boldi, padre preoccupato che corre dietro alla figlia, viene scambiato per un maniaco. Frequenti gli scambi di persona, fonte di prevedibili situazioni comiche: la moglie buona e la gemella disinibita (Vacanze di natale ’95) o la moglie morta e la gemella assatanata (Vacanze di Natale ’91), lo scambio di neonati alla nascita (Natale in India), il caso di omonimia con conseguenti errori nell’assegnazione delle stanze d’albergo e inevitabile scambio di coppie (ancora il ’91).
Il tutto è spinto oltre i limiti del verosimile, con risvolti apertamente farseschi... Per sfuggire a due pericolosi rapinatori, Boldi si rifugia in un negozio a caso; ne esce con il piercing sul “tronchetto della felicità”; poi cerca di rubare un’auto usando il piercing come chiave per scassinarla ma resta incastrato nella portiera; non solo ma per tentare di liberarsi, su suggerimento di De Sica, si muove ritmicamente avanti e indietro e viene arrestato per atti osceni con un’auto. O ancora Boldi, in preda a un forte attacco intestinale, si libera dentro una piramide, nascosto in un angolo, e usa le bende i un’antichissima mummia come carta igienica.
Ad altri attori, come i Fichi d’India, sono affidati parti ancora più farsesche, fatte di travestimenti e di una comicità più fisica, a volte da cartone animato, pensate per il pubblico infantile. Infine, per la gioia di grandi e piccini, una buona dose di rutti, peti, bisogni corporali.
Il film è fatto per piacere al pubblico di tutte le età e le estrazioni sociali. Così, per non rischiare, il ritmo è abbastanza lento da rendere la trama comprensibile anche allo spettatore più distratto, tutto è esplicito, spiegato, niente è sottinteso o sottile, le gag sono preparate con tanto anticipo da risultare, alla fine, prevedibili. Ma nessuna battuta deve andare sprecata. E casomai qualcuno fosse un po’ duro d’orecchi, c’è sempre Salvi che urla come un indiavolato.
Le battute
Le battute si succedono con un buon ritmo. Gli insulti vanno forte: “Brutto maniaco sordomita!”, “Ma che c’hai le orecchie panate?”, “Fermati avvocato del foro, te lo faccio io il foro”,“E chi sei er cocchiere de Dracula? Sei proprio n’infame!”. Ma anche Le “metafore” sessuali non sono male: “C’ho er tronchetto della felicità che grida vendetta”, “C’ho un calippo in mezzo alle gambe”, “Te faccio vedé er puntale co’ tutte le palle colorate”, “Mostraje la sequoia” (De Sica al figlio timido prima di un appuntamento). Il tutto condito con una buona dose di romanità, data da De Sica e dall’immancabile Enzo Salvi detto Er Cipolla.
La musica
Un altro elemento importante nel successo della saga natalizia è la musica. Parte della riuscita del primo film è da attribuire alla colonna sonora che alternava grandi successi degli anni ’80 come “Moolight shadow”, “Sunshine raggae” e “I like Chopin”. I film successivi hanno imparato la lezione del primo, perfezionandola e rendendola essenziale: dalla colonna sonora al tormentone. Si tende a giocare tutto su una sola canzone, magari già conosciuta e apprezzata dal pubblico durante l’estate precedente. Semplice ed efficace. Non c’è neanche il rischio di lanciare un nuovo pezzo come fa ogni anno il film di 007.

La promozione
Infine, ad assicurare che tanto lavoro non vada sprecato, c’è il lancio pubblicitario: De Laurentis spende un terzo del budget in pubblicità, pratica abituale per i film hollywoodiani ma insolita per i nostrani. L’imperativo è la visibilità, tutti devono sapere che è uscito il nuovo film di Natale. Ed effettivamente anche chi non è interessato è sempre al corrente di ogni nuova uscita della saga. Così, oltre ai tradizionali trailer, vediamo spot e special sul film nelle più viste trasmissioni TV, dalle partite dell’Italia a Striscia la notizia. Una campagna a tappeto che puntualmente dà i suoi frutti.
La ricetta più amata dagli italiani
Tutti questi ben dosati ingredienti fanno del film vacanziero uno dei maggiori incassi dell’anno. Il successo della sua formula ci mostra chiaramente quali sono le richieste del pubblico italiano. Due i grandi bisogni da colmare: divertirsi e riconoscersi.
Divertirsi vuol dire innanzitutto ridere, possibilmente senza pensieri, senza sforzi e senza sorprese: tutto è facile, prevedibile e ripetuto, frequente lo humour fatto di rutti e peti, infantile ma sempre valido. Preferibilmente, ridere con comici italiani: Natale con i tuoi, siamo in vena di tradizioni e ricette casalinghe. Ma divertirsi vuol dire anche eccitarsi, solleticarsi con scene piccanti e magari qualche nudo: il film di Natale, soprattutto quello degli anni ’90, è rivolto principalmente ad un pubblico maschile e ricicla il soft porno trash degli anni ’70 riscattandolo, portando situazioni del cinema trash in un film mainstream, ad alto budget (De Sica e Boldi che spiano Megan Gale che fa la doccia non sono tanto lontani dal Pierino di Alvaro Vitali).
L’altro grande bisogno colmato dal film di Natale è quello di riconoscersi. Riconoscersi nei personaggi, sempre realistici, persone comuni. E riconoscersi nel mondo rappresentato, nelle sue coordinate: le star dello spettacolo, le hit del momento, i riferimenti alle più seguite trasmissioni TV, molto frequenti negli ultimi film (Natale sul Nilo, ad esempio, si apre con Saranno famosi e Maria De Filippi, prosegue con le letterine e fa il verso a una nota pubblicità).
Ma riconoscersi vuol dire soprattutto riconoscersi nel rituale del Natale. Vediamo personaggi che vivono le stesse esperienze che stiamo vivendo noi, nello stesso momento. E ci piace. Questo bisogno nel pubblico americano è colmato dalle sitcom che riproducono in tempo reale i rituali della vita degli spettatori: settimana dopo settimana, gli spettatori di Friends vivono ogni esperienza, le festività o il superbowl, in contemporanea con i loro beniamini sullo schermo e se ne sentono complici. Analogamente, in Vacanze di Natale, ogni anno spettatori e personaggi sono accomunati da regali, cenoni e dallo spirito vacanziero.
Il ritorno annuale del film natalizio, poi, diventa un punto di forza in un periodo dell’anno fortemente ritualizzato. Ogni nuovo film si appoggia sul successo dei precedenti che lo rende un appuntamento imperdibile. Così, dopo vent’anni, la saga è diventata un’istituzione del nostro Natale, una presenza fissa e un rituale da osservare come il presepe e il cenone. Boldi e De Sica sono un po’ come i parenti che vediamo una volta l’anno per le feste. In quest’ottica anche le gag ripetitive fanno parte di una tradizione da osservare. Il film vacanziero è un rituale che parla di un rituale.
Così, ogni anno il film è il primo incasso delle feste, battendo anche l’unica altra istituzione cinematografica del Natale: il cartoon della Disney. Anche questo ha la sua ricetta collaudata, fatta di eroi ed eroine, gag e canzoni d’amore, ma sembra un piatto troppo esotico e il pubblico italiano ne è meno ghiotto. Solo Nel 1997 il film di Boldi e De Sica è scalzato dalla vetta della classifica per mano di un altro film italiano: era Tre uomini e una gamba, di e con Aldo, Giovanni e Giacomo. Una ricetta diversa, con una comicità più raffinata, ma che riusciva a soddisfare il desiderio del pubblico di divertirsi con ben conosciuti comici italiani della TV, in ruoli di persone comuni, in una miriade di situazioni comiche non necessariamente supportate da una trama complessa. Ma l’evento non si è ripetuto. E mentre anche la Disney è ora in difficoltà ed è già stata costretta a cambiare la sua ricetta, Vacanze di Natale resta l’unica vera istituzione, senza rivali, come il panettone. Magari un anno è davvero buono, l’anno dopo meno, ma non ha molta importanza: la maggior parte degli italiani lo mangerà comunque.

*** ATTENTI A QUEI DUE. Gli immarcescibili, inossidabili, inevitabili
Dopo Stanlio e Ollio, Spencer Tracy e Kathrine Hepburn, Topolino e Pippo, ecco la più grande coppia che il cinema ricordi. Fedele, longeva, affidabile, inevitabile. Christian De Sica e Massimo Boldi, Arlecchino e Pulcinella del cinema italiano, insieme da venti lunghi anni. Galeotto fu Vacanze di Natale ‘90, l’incontro si rivelò fatale, l’alchimia perfetta, l’umorismo letale. I due avrebbero fatto scintille in vacanza insieme. A St Moritz, da buoni amici, si scambiano le mogli o si danno una mano per farle fuori. Ad Amsterdam si fanno il piercing e vengono arrestati per tentato stupro di un’auto. Nel deserto del Sahara acciaccano lo scarabeo sacro, rischiano la decapitazione e De Sica convince Boldi a bere la propria urina. In India giocano a guardie e ladri. Parafrasando un certo Murphy: sorridete, poteva andare peggio... vi ricordate Jerry Calà?
*** DIETRO LE QUINTE: DUE CHIACCHIERE CON LO SCENEGGIATORE FAUSTO BRIZZI
Parliamo con Fausto Brizzi, sceneggiatore, che con Marco Martani e Lorenzo De Luca forma il trio dietro il film di Natale degli ultimi anni, da Bodyguards fino a Natale in India. I tre hanno trasformato quella che nei film degli anni ’90 era diventata una successione di gag in una commedia più strutturata, in cui i momenti comici si inseriscono in una trama articolata. E i frutti del loro lavoro si sono visti: Natale sul Nilo, con i suoi 40 milioni di euro d’incasso, è il più grande successo della saga finora, un record assoluto.

# Da cosa si parte nello scrivere l’ennesimo capitolo della saga vacanziera?
Si parte dagli attori. Il processo è inverso a quello di ogni altro film: i personaggi sono modellati sugli attori, la sceneggiatura è cucita loro addosso su misura. Boldi e De Sica ormai sono due maschere, la vittima e il carnefice, ormai congelati nei loro ruoli. Lo script dovrà allora prevedere un mascalzone romano con possibile trama sentimentale e un tipo più tranquillo e un po’ sfortunato, un padre di famiglia milanese a cui ne capitano di tutti i colori.

# Cosa si aspetta il pubblico da questi film, cosa piace?
E’ un film per ridere, l’importante è non tradire questa aspettativa.

# In questi anni si sono avvicendati vari registi...
Vanzina è più bravo con le battute, Parenti con le gag, dopo la scuola dei Fantozzi... Ma queste sono differenze note solo agli addetti ai lavori, al pubblico poco importano questi dettagli: per tutti gli spettatori ogni nuovo capitolo della saga è semplicemente “Il film di Natale dei Vanzina”.

*** CANTI DI NATALE
Vacanze di Natale: “I like Chopin” di Gazebo
Vacanze di Natale ‘95: “Me and you” di Alexia
Merry Christmas: “I pay my dues” di Anastacia
Vacanze sul Nilo: “Aserejé” di Las Ketchup
Vacanze in India: “Jogi” di Panjabi MC

*** DALLE ALPI ALLE PIRAMIDI
Da Cortina al Nilo, da St Moritz al Sahara, hanno esplorato l’est e l’ovest, invaso le piste da sci, turbato le vite degli indigeni, distrutto tesori archeologici e si sono mesi in ridicolo in ogni modo immaginabile... sono gli italiani in vacanza, specie molesta ma coriacea. Iniziò tutto a Cortina, negli anni ’80. Due “amici di stadio” De Sica e Amendola, tra piste da sci e storie sentimentali dai risvolti inaspettati (De Sica, sorpreso a letto con uomo, spiega al padre che non è gay: è “moderno”). La coppia ritorna in tutte altre vesti e va in vacanza in America, sempre sotto la guida dei Vanzina, con De Sica nei panni dell’indimenticabile Don Buro. Ancora con loro Jerry Calà che ricordiamo per sublimi raffinate battute come “questa non è Las Vegas, è La sfigas!”. Poi niente più vacanze fino al 1990. Nel frattempo la comitiva cambia, via Amendola dentro Ezio Greggio e Diego Abatantuono. Si va a St Moritz, dove i mariti tramano per liberarsi delle rispettive mogli. Ancora a St Moritz l’anno successivo con ospiti d’eccezione Albertone e Ornella Muti, ma stavolta i mariti frustrati si organizzano meglio: Boldi e De Sica si scambiano le mogli, una romana trucida in cambio di una nordica disinibita. Nel ’95 vacanze più intimiste, solo Boldi e de Sica con famiglie al seguito, ma si vola fino ad Aspen, Colorado, nella speranza di incontrare Luke Perry. Per il capodanno del 2000 si torna sul luogo del delitto: Cortina d’Ampezzo, per organizzare una grande festa di fine anno tra mille difficoltà, amanti cubane e famiglie napoletane. Nel 2001 i nostri eroi volano ad Amsterdam, dove il pilota bigamo Fabio Trivellone, un nome un programma, deve destreggiarsi tra le due famiglie, Boldi si fa il piercing al “tronchetto della felicità” e trascina il genero romano trucidissimo in una vacanza sfrenata e trasgressiva. La stessa comitiva, con Fichi d’India e Cipolla al seguito, va in crociera sul Nilo: De Sica è un mandrillo impenitente (“un nodo me ce farei a sto rapace!”) e si divide tra moglie e amante; Boldi, padre premuroso, si fa tatuare il ritratto della figlia su una chiappa e poi lo mostra a tutta Abu Sinbel nel tentativo di rintracciarla; Salvi è Oscar Tufello, manager pappone delle Letterine. E infine l’India, dove facciamo la conoscenza di due clown del circo, del rapper trash Vomito che scandisce a suon di rutti e peti le sue canzoni, e dove si ricongiungono i destini di un giudice milanese salutista e new age e di un ingegnere romano disonesto e maschilista: siamo sicuri che avete già capito chi sono tutti questi personaggi... L’anno prossimo? Vacanze su Marte, per vedere se esistono forme di vita più primitive dei Fichi d’India.